Torino, Cairo spiega il rinnovo di Zapata: "Un segnale di fiducia e incoraggiamento"

Nel giorno della presentazione di Marco Baroni come nuovo allenatore del Torino, in conferenza stampa ha preso la parole anche il presidente granata Urbano Cairo. Tra i vari temi, il numero del club ha parlato così del tecnico: "Non lo conoscevo personalmente. Poi l'ho incontrato, Vagnati mi ha organizzato un appuntamento e mi ha fatto un'impressione eccellente. Ho seguito il suo percorso con le sue squadre, di come ha valorizzato i giovani, e mi ha colpito positivamente. E' la persona giusta per noi".
Come mai la scelta di rinnovare Zapata?
"Ha dimostrato di avere qualità incredibili, anche a livello umano: è una persona e un calciatore di spessore, è un leader, è una persona speciale. Quando si è fatto male, abbiamo pensato di allungare il contratto per dare un segnale di fiducia e incoraggiamento. Lui ha una determinazione feroce, ha apprezzato questo gesto".
Vuole promettere al tecnico ciò che manca al Toro? Quei tre o quattro giocatori indispensabili per alzare l'asticella...
"Ho parlato del 90% della rosa per il ritiro perché era il mio assoluto obiettivo, mio e di Vagnati. Non ci siamo riusciti, il mercato non lo facciamo solo noi ma ci sono interlocutori e c'è anche una variabile ingovernabile. Oggi, a questo 90% ci siamo: il Toro ha l'undici titolare, poi in una rosa da 25 giocatori mancano tre pedine. Poi se vendi un giocatore, devi sostituirlo. Ma oggi abbiamo le coppie ovunque a parte il terzino sinistro e l'esterno destro, più un altro calciatore. Se non è il 90%, è l'88. Ngonge ha perso un po' di condizione ma la ritrova in un tempo non infinito. Zapata diceva che volava, evidentemente non è messo così male...Non ce l'ho fatta ad arrivare con la rosa al 90% al ritiro, ora guardiamo le opportunità. Le scelte fatte sono state ponderate e meditate, Aboukhlal è stato seguito per tutto l'anno scorso e lo conoscevamo bene. Il riscatto di Ngonge è a 16 milioni, non a 18, e abbiamo grande fiducia in lui. Per gli allenatori, ho tenuto Ventura cinque anni; poi il povero Sinisa un anno e mezzo; Mazzarri per due anni e non l'ho esonerato, ma lui volle andare via dopo una brutta sconfitta a Lecce; poi con Giampaolo non è andata bene ed è stato l'unico esonero in corso d'anno come Mihajlovic. Poi ancora Juric tre anni, mi scrive ancora oggi che sono stato un presidente perfetto; infine Vanoli con luci e ombre, alti e bassi, e a quel punto lì abbiamo cambiato. Baroni è il nono in undici anni, ma due soli esoneri in 14 anni. Prima che io arrivassi, nei 20 anni prima di me, ci sono stati sette presidenti: Sergio Rossi che se ne andò, De Finis, Borsano, Goveano, i genovesi, Cimminelli".
