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TUTTO mercato WEBAll’improvviso l’azionariato popolare. La C laboratorio troppo spesso sprecato. Idem per le seconde squadre: l’interesse delle big c’è, ma bisogna cambiare qualcosa
Azionariato popolare, questo sconosciuto. L’iniziativa di Interspac accende i riflettori su un tema che è il grande assente del calcio italiano, se paragonato al resto d’Europa. Per chi non lo sapesse, l’associazione guidata da Carlo Cottarelli si propone di puntellare la complicata situazione finanziaria dell’Inter, non è chiaro se con l’obiettivo di subentrare a Suning nel corso degli anni. È tutta questione di ambizioni. Al netto di qualsiasi valutazione sull’iniziativa, che di per sé su queste pagine ci interessa quel che basta, ha avuto senza dubbio il merito di riaccendere i riflettori su un argomento che sarebbe molto interessante da affrontare. Specie se trattato in maniera un filino più continua che a corrente alternata.
In Serie C, del resto, si è sentita più volte l’esigenza di farvi ricorso. Purtroppo, soprattutto in momenti di difficoltà e dissesto, da ultimo per esempio a Catania o Livorno. In alcuni casi c’è già una sorta di azionariato se non popolare almeno diffuso, nel senso che sono tante e variegate le società di terza serie che si reggono grazie alle stampelle offerte dalla società civile del territorio di riferimento, seppur con platee numericamente ridotte a imprenditori locali. Del resto, quasi mai le esperienze di azionariato popolare “vero” hanno avuto grandissima fortuna, e questo deve comunque porre un interrogativo. La riflessione ci porta all’agognata riforma, che ancora non si vede e che ci lascia qualche dubbio perché non si è capito che dignità avrà/avrebbe la Serie C nel calcio che viene immaginato. Nell’azionariato popolare, come in tanti altri campi, può essere un laboratorio utilissimo anche ai massimi livelli. È un peccato che questa possibilità venga troppo spesso sprecata.
A proposito di laboratorio, ho scritto tempo fa che servirebbe una riflessione sulle seconde squadre. Tra i vari, mi arrivò un messaggio: è vero, hai ragione, serve. Che è successo in seguito? Nulla, nelle sabbie mobili della riforma solo immaginata di cui sopra, che dovrebbe essere partecipata altrimenti non farà felice nessuno e invece viene cucita a fari spenti, anche di questo argomento non si parla più. Un peccato, perché l’interesse c’è e non solo della Juventus che si guarda bene dal tirarsi indietro perché ha capito che ci guadagna a livello tecnico e anche economico. Per dirne una, la Roma una seconda squadra la farebbe anche domani, e non è l’unico grande club di A che segue con un certo interesse l’evolversi della situazione. S’ha da evolvere, però, perché con le regole attuali non conviene e resta un esperimento a metà, quindi sostanzialmente non riuscito.
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