Al Torino c’è tempo per farsi prendere da facili entusiasmi
Non bastano due vittorie consecutive, anche se una è stata con il Napoli che ha lo scudetto sul petto e che vorrebbe anche quest’anno bissare e l’altra con il Genoa ultimo in classifica, per dire che il Torino ha svoltato e che si è messo in carreggiata dopo un avvio difficoltoso, pur considerando il calendario ostico. E a dirlo è stato lo stesso mister Baroni quando ieri in conferenza stampa gli è stato appunto chiesto se la squadra aveva svoltato e se era iniziato un nuovo campionato: “Capisco queste cose, anche a me piacerebbe magari lanciare qualche slogan e diciamo che potrebbe piacere a tutti pensare questo, ma io so che poi occorrono le azioni e non solo il pensarlo. Le azioni sono il lavoro settimanale, il miglioramento, il portare dentro tutti e quindi io sono concentrato per questo. Però è chiaro che se qualcuno vuole pensare a qualcosa di positivo … Io sono positivo sempre per natura, ma so anche che la strada è ripida e quando percorro le strade ripide devo guardare passo dopo passo perché se alzo la testa, casco in terra”.
Già perché il primo tempo con il Genoa non è stato proprio esaltante e anzi la partita aveva preso una brutta piega: dopo soli 7’ il gol di Thorsby e poi Malinovskyi (18’), Thorsby (19’) e Ekhator (20’) hanno avuto l’occasione di raddoppiare. Per vedere una reazione degna di questo nome si è dovuto attendere il 39esimo con Maripán. I rossoblù chiudevano bene gli spazi, senza fare barricate per la verità, e poi appena potevano ripartivano. Il Torino invece faticava a costruire trame di gioco e riforniva poco e male i propri attaccanti, Simeone e Adams, che oltretutto non erano neppure in giornata di grazia. E infatti nell’intervallo ha raccontato l’allenatore granata: “Ci siamo chiariti perché avevamo iniziato senza ritmo, scolastici invece loro erano chiaramente avvantaggiati perché si abbassavano, facevano girare la palla lenta e quindi ho chiesto alla squadra una reazione dal punto di vista dell'energia, di fare una partita più veemente, con più velocità. Poi sicuramente i cambi sono andati molto bene, hanno dato un contributo importante tutti. Peccato perché a volte ci complichiamo la vita un po' da soli, però va bene perché in questo momento era importante vincere la partita per la continuità, per il risultato e per tante situazioni”.
Nella ripresa si è visto un Torino un po’ diverso, migliore, ma per pareggiare ci è voluto l’autogol di Sabelli, indubbiamente propiziato. Pedersen è avanzato e ha dato palla in area a Adams e Sabelli nel tentativo di anticiparlo ha beffato Leali, colpendo la sfera col ginocchio e facendo autogol (63’). Per carità un pizzico di fortuna non guasta, ma non è lo stesso che creare totalmente in proprio un gol. In precedenza era stato ancora il Genoa ad andare vicino al raddoppio con Ekhator (56’). E Maripánì vicino al pareggio (59’). Nel frattempo Baroni apportava delle modifiche inserendo Lazaro per Biraghi, Ngonge per Vlasic e Ismajli per Asllani facendo quindi avanzare a centrocampo Tameze per dare maggiore copertura alla difesa e aggiungere esperienza in mezzo al campo (60’). A portare la squadra in vantaggio ci ha poi provato Ngonge (71’ e 75’). Due imbucate per vie centrali del Genoa hanno suggerito a Baroni di cambiare Adams e di mandare in campo Gineitis (73’) e così Ngonge è andato ad affiancare Simeone, anche perché i due attaccanti di ruolo avevano speso molto e anche nella partita contro il Napoli. Prima che il Cholito lasciasse spazio a Zapata (83’). Ma intanto Malinovskyi aveva tentato di riportare in vantaggio i suoi (74’) così come Casadei (84’): entrambe le squadre infatti cercavano il gol della vittoria. Gol che è arrivato grazie a Maripán (90’): su calcio d’angolo battuto da Lazaro, in mezzo all’area col destro di collo al volo ha insaccato sotto la traversa. In pieno recupero poi Paleari con due interventi, il secondo su Cornet strepitoso, ha blindato la vittoria (90’+4’ e 90’+6’).
Non proprio una partita così semplice per il Torino ed è per questo che chi scrive ha chiesto a Baroni quanta effettiva continuità ci fosse con la vittoria sul Napoli e ili mister ha risposto: “Non ho il misurino, credetemi. Siamo all'ottava di campionato, questa squadra ha cambiato tanto e c'è tanto lavoro da fare. Ogni partita è un esame, ogni allenamento è un'opportunità di crescita. C'è da lavorare tanto, però, come vi avevo detto in momenti diversi, credo nel gruppo, credo nella squadra. Questa è una squadra che ha margini di miglioramento importanti e nei margini di miglioramento va messo anche lo stare subito dentro la partita con veemenza, con ritmo. Sono passaggi, sono opportunità di crescita. Il fatto oggi comunque di aver recuperato una partita importante contro una squadra che è in difficoltà e che quindi ha lottato su ogni pallone dà ancora più valore a questi tre punti, secondo me”.
E mercoledì al Dall’Ara va affrontato il Bologna altra partita che di sicuro non sarà una passeggiata. I felsinei hanno tre punti in più in classifica, che Baroni non guarda, sono al 5° posto, ma in mezzo ci sono ben sei squadre: la Cremonese e la Lazio che hanno gli stessi punti del Torino, l’Udinese, la Juventus, che ha appena esonerato Tudor, e l’Atalanta con un punto in più e il Como con due. Meglio stare con i piedi ben ancorati a terra: per farsi prendere da facili entusiasmi c’è tempo.






