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Bruno Pizzul, il grande erede di Nando Martellini. Che non ha vinto nulla con la Nazionale
Il Mondiale del 1986 non si sarebbe dovuto giocare in Messico, ma in Colombia. E chissà che per il giornalismo televisivo italiano non sia stato un momento di rottura rispetto al passato. Perché è il momento del passaggio di un testimone, ingombrante nell'immaginario dello spettatore quanto ininfluente sul campo da gioco. Perché Nando Martellini, storica voce del calcio italiano, avrebbe dovuto commentare Messico 1986 come quinto campionato Mondiale al seguito dell'Italia Campione del Mondo, ma un malore dovuto all'altura fece da passaggio da testimone fra lui e Bruno Pizzul, già commentatore della finale della Coppa dei Campioni l'anno prima, quando la Juventus batté il Liverpool nella famosa (e famigerata) finale dell'Heysel, a Bruxelles.
Compie oggi 85 anni Bruno Pizzul, voce storica e inconfondibile del calcio italiano. Ha attraversato due decenni, commentando cinque Mondiali, quattro campionati europei e, purtroppo, nessuna vittoria della Nazionale. L'unica partita saltata è stata quella del terzo posto a Italia novanta, contro l'Inghilterra, perché impegnato nella finale fra Germania e Argentina del giorno successivo, all'Olimpico. Per il resto una colonna della storia televisiva italiana, per un calcio meno gridato e più mellifluo, con emozioni vere e autentiche e non esagerate. Un grande erede di Nando Martellini, che ha lasciato il segno per più di due decenni.
Friulano di Udine, riuscì a giocare anche da calciatore professionista con il Catania, nel 1958, giocando poi nell'Ischia, nell'Udinese e nella Cremonese. Terminata la carriera sportiva per un infortunio al ginocchio, entra in RAI vincendo il concorso per telecronisti del Friuli Venezia Giulia. Contrariamente alla Nazionale, Pizzul fece incetta di trofei con i club, da un Milan-PAOK Salonicco del 1973 fino alle vittorie di Lazio e Parma nel 1998-99, rispettivamente in Coppa delle Coppe e Coppa UEFA.
Compie oggi 85 anni Bruno Pizzul, voce storica e inconfondibile del calcio italiano. Ha attraversato due decenni, commentando cinque Mondiali, quattro campionati europei e, purtroppo, nessuna vittoria della Nazionale. L'unica partita saltata è stata quella del terzo posto a Italia novanta, contro l'Inghilterra, perché impegnato nella finale fra Germania e Argentina del giorno successivo, all'Olimpico. Per il resto una colonna della storia televisiva italiana, per un calcio meno gridato e più mellifluo, con emozioni vere e autentiche e non esagerate. Un grande erede di Nando Martellini, che ha lasciato il segno per più di due decenni.
Friulano di Udine, riuscì a giocare anche da calciatore professionista con il Catania, nel 1958, giocando poi nell'Ischia, nell'Udinese e nella Cremonese. Terminata la carriera sportiva per un infortunio al ginocchio, entra in RAI vincendo il concorso per telecronisti del Friuli Venezia Giulia. Contrariamente alla Nazionale, Pizzul fece incetta di trofei con i club, da un Milan-PAOK Salonicco del 1973 fino alle vittorie di Lazio e Parma nel 1998-99, rispettivamente in Coppa delle Coppe e Coppa UEFA.
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