Palladino punta su De Ketelaere: a Zingonia riparte la Dea che vuole ritrovare gol e identità
La sveglia è puntata per domani mattina: al Centro Bortolotti si alza ufficialmente il sipario sulla prima vera settimana di lavoro dell’Atalanta targata Raffaele Palladino. Finora il nuovo allenatore ha potuto conoscere soltanto 11 giocatori, i “rimasti” a Zingonia durante la sosta. Da domani inizierà a riabbracciare i 14 nazionali, uno alla volta, avvicinandosi al debutto di fuoco di sabato sera al Maradona contro il Napoli.
IL PERNO CDK - Al centro del progetto, inevitabilmente, c’è Charles De Ketelaere. Il trequartista rientrerà per ultimo, solo domani sera, dopo l’impegno con il Belgio a Liegi contro il Liechtenstein per blindare il pass diretto al Mondiale 2026. Garcia lo considera un punto fermo nei Diavoli Rossi, Palladino intende farne altrettanto a Bergamo. Ma c’è un dato che pesa: CDK non segna dal 14 settembre, doppietta al Lecce. Due mesi senza gol sono un lusso che l’Atalanta non può permettersi, e la sua scossa sarà una delle chiavi della risalita.
SCAMACCA, LOOKMAN & GLI ALTRI - Gianluca Scamacca e Ademola Lookman rientreranno a Zingonia prima del belga, con il vantaggio di avere un paio di giorni in più per smaltire le fatiche delle nazionali. Le loro condizioni andranno valutate con attenzione, ma l’idea di ripartire con un tridente “pesante” a Napoli è tutt’altro che accantonata: l’Atalanta ha bisogno di ritrovare peso offensivo, gol e presenza nell’area avversaria.
MODULI E GERARCHIE - In testa a Palladino ballano due soluzioni sorelle: 3-4-3 o 3-4-2-1, a seconda di come deciderà di posizionare gli uomini tra le linee. In mezzo al campo la competizione è di alto livello: Ederson, De Roon e Pasalic si giocheranno due maglie, incrociando caratteristiche, equilibri e letture tattiche. Sulle corsie esterne, invece, il ballottaggio coinvolge Bellanova, Zalewski e Zappacosta, tre profili che consentono di modulare la spinta e la fase difensiva a seconda dell’avversario.
LA LINEA DI DIFESA - Davanti a Carnesecchi, che resta un punto fermo indiscusso, la prima griglia vede favoriti Kossounou, Hien e Ahanor. L’unico vero dubbio riguarda la condizione dell’ivoriano, che rientrerà più tardi degli altri e dovrà essere valutato sul piano fisico dopo gli impegni con la nazionale. Anche qui, però, la profondità della rosa offre margini: le alternative non mancano e consentiranno a Palladino di scegliere senza forzare nessuno.
Prima ancora che tattico, il lavoro del nuovo allenatore sarà mentale. L’ultima Atalanta vista in campionato, quella spenta contro il Sassuolo, ha mostrato una squadra scarica, piatta, priva della consueta ferocia. Il primo passo sarà restituire entusiasmo, leggerezza e convinzione a un gruppo che ha qualità e struttura, ma che negli ultimi mesi si è come ingolfato. Palladino lo sa: serve una “boccata d’ossigeno”, un cambio di passo emotivo prima ancora che di sistema. L’idea del nuovo tecnico è chiara: niente rivoluzioni immediate, ma una costruzione graduale. Prima praticità, poi elaborazione. Prima solidità, poi rifiniture. Il tempo non è molto – il calendario è una salita continua tra Napoli, Francoforte, Fiorentina e l’esordio in Coppa Italia col Genoa – ma Zingonia è il laboratorio ideale per accelerare l’apprendimento: concetti chiari, lavoro sul campo, attenzione maniacale ai dettagli.
L’Atalanta riparte da un allenatore giovane, da una rosa profonda e da un talento – De Ketelaere – che può diventare il simbolo del nuovo corso. Servono gol, intensità, idee nuove e un’anima ritrovata. Palladino ha poco tempo e tanti strumenti: sta a lui trasformare questa abbondanza in identità.
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