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Il rimpianto di Perotti: "Ho sempre dormito pochissimo. Non sono mai riuscito a risolvere"TUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Oggi alle 19:23Serie A
di Alessio Del Lungo

Il rimpianto di Perotti: "Ho sempre dormito pochissimo. Non sono mai riuscito a risolvere"

Intervenuto al podcast Calcio selvaggio su YouTube, Diego Perotti è tornato a parlare della sua carriera: "Io non posso lamentarmi perché so che ho fatto di tutto per non farmi male. Ho fatto quello che potevo con il fisico che mi è stato dato. Ho fatto il massimo, ho avuto periodi molto negativi, sono riuscito a giocare in squadre importanti. Inoltre, sono caduto, mi sono rialzato e ho avuto una carriera con molti alti e bassi. Certo, non sono contento. Credo che potessi dare molto di più". C'è qualcosa che cambierebbe? "Una delle poche cose che non sono mai riuscito a risolvere, neanche adesso che ho smesso di giocare a calcio, è dormire. Non riuscivo a prendere sonno perché la mia testa va talmente a 2000 da non riuscire a riposare. Sono uno che dorme pochissimo. Dormivo poco quando giocavo, dormo poco anche adesso che ho smesso. E forse se il mio corpo fosse riuscito a riposare sei-sette ore di fila, avrei avuto un recupero a livello muscolare. Forse sarebbe andata diversamente. Prendevo una pillola per dormire tutte le sere prima della partita così da riposare. Ma poi in settimana provavo qualsiasi cosa, anche la meditazione. Facevo di tutto per non farmi male. Ho cambiato diversi dottori, ho fatto diversi trattamenti dalla scienza alla non scienza. Sono intervenuto anche nell'alimentazione, ma purtroppo non sono riuscito a trovare una soluzione". Tra i talenti di Serie A sta brillando Nico Paz. Le piace? "A livello di visione di gioco, già sapere dove si trova l’attaccante, in anticipo sulla giocata dei compagni, mi ricorda Totti". Con gli allenatori che rapporto aveva? "Ho litigato con 13 su 15 dei tecnici che ho avuto. Con Spalletti ho litigato, e pure di brutto. Penso siano pochi quelli che non hanno mai avuto scontri con lui. Ma rimane fortissimo, se dovevo entrare in campo mi ammazzavo per lui. Poi magari non ci parlavo. Il calcio è anche questo, riuscire a separare la parte emotiva da quella lavorativa, perché alla fine è un lavoro. Ci sono tante sfumature da considerare, non solo un risultato o una giocata