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Marani è stato eletto, ora tutti a gran voce chiedono le riforme. Seconde squadre, Serie C élite, i pochi giovani italiani, gli squilibri in B: Gravina, quando arriva la sintesi?

Marani è stato eletto, ora tutti a gran voce chiedono le riforme. Seconde squadre, Serie C élite, i pochi giovani italiani, gli squilibri in B: Gravina, quando arriva la sintesi?TUTTO mercato WEB
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martedì 14 febbraio 2023, 17:08Editoriale
di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per TMW dal 2008, è stato vicedirettore per 10 anni. Inviato al seguito della Nazionale

Matteo Marani presidente della Lega Pro è l'ultimo velo che s'è alzato sopra il sipario di riforme che non possono più restare solo ipotesi scritte su un pezzo di carta. Abbiamo bisogno di cambiare la struttura di un mondo che non si regge più in piedi, da nessun punto di vista. Sono tutti con l'acqua alla gola e quando sei con l'acqua alla gola il bene del sistema è l'ultimo dei tuoi problemi. Pensi a restare a galla, quantomeno a non morire annegato, e speri che qualcuno venga a salvarti.
A salvare il calcio italiano dovrebbe essere la Federazione con a capo quel Gabriele Gravina che da anni parla di un piano di riforme che non è più rinviabile ma poi puntualmente lo rinvia. Non che non le voglia fare, tutto passa da un Consiglio Federale e da esigenze di campo che poi si tramutano in pesi elettorali. Ma se poi non riesci a trovare la sintesi alla fine la colpa è tua. E' quello il tuo ruolo.

Ieri è stato il turno di Mauro Balata, presidente della Serie B: "Se noi pensiamo che una struttura del nostro sistema creata 30-40 anni fa possa competere con chi si è innovato e si è modernizzato siamo sulla strada sbagliata", ha detto il numero uno di una serie cadetta squilibrata tra promozioni e retrocessioni. Se ogni anno vengono promosse tre squadre e ne retrocedono quattro vuol dire che ogni anno cambiano più di un terzo delle squadre del tuo campionato. Che vengono da realtà molto diverse, che ti sottopongono esigenze molto diverse e così fai una fatica incredibile nel tenere tutti insieme.

Ha ragione. Ma del resto tutti hanno ragione se si guarda dal loro punto di vista. O quantomeno, tutti esprimono opinioni e problemi che da quella angolazione hanno senso. Un esempio: nelle ultime settimane si sono susseguite tutta una serie di video-riunioni coi responsabili dei settori giovanili della Serie A per chiedere loro di schierare più italiani nelle squadre Primavera. Nel mirino quelle società - come possono essere Bologna o Lecce - che hanno già in Primavera tantissimi stranieri. Ma se dall'estero prendi un 2005 che già gioca in prima squadra in Finlandia o in Polonia e lo paghi anche meno, perché dal loro punto di vista dovresti puntare su un giovane italiano che a quell'età è ancora nell'Under 18 e non sa cosa sia il calcio professionistico? Nessuno è contro l'italianità a prescindere, ma ognuno guarda a ciò che è conveniente per sé stesso. E imporre più italiani può diventare conveniente solo se si ingloba il discorso in una riforma più ampia che non può riguardare solo pochi pezzi del puzzle. Perché sempre nelle stesse riunioni tante big - dall'Inter al Milan, passando per la Roma - chiedono ragionamenti più ad ampio raggio riguardanti tutto il Settore Giovanile, dall'Under 15 fino alla seconda squadra. Un tema che per alcune delle realtà più importanti della nostra Serie A è ritenuto centrale, ma che inevitabilmente deve conciliarsi con le esigenze di chi invece gioca in Serie C.

E qui l'elezione di Matteo Marani può tornare di grande attualità. Si dice che la sua elezioni fortemente voluta da Gravina porterà ad accordi più vantaggiosi con Sky per ciò che concerne la vendita dei diritti tv. E' giusto, ma poi i contratti non si chiudono (solo) per rapporti consolidati. Chi acquista quei diritti chiede anche un prodotto che abbia maggiore appeal e per come è oggi strutturata, la Serie C ne ha davvero poco. Tante realtà troppo diverse tra loro tutte inserite nello stesso contenitore. Non è un caso che in occasione dell'ultima elezione tutti i club che avevano votato contro la riforma di Ghirelli abbiano votato a favore di Marani. Sullo sfondo la possibilità di risfoderare la vecchia Serie C1 (con altro nome, magari Serie C élite) che garantirebbe un campionato con le migliori 20 squadre di Serie C. Un campionato che risulterebbe non solo cuscinetto più adeguato tra l'attuale Serie C e Serie B, ma che andrebbe incontro a quelle realtà con budget importanti che chiedono un campionato più competitivo. Di conseguenza, anche un prodotto televisivamente più spendibile. Per le altre ci sarebbe una Serie C2 con vincoli economici più adeguati a chi non ha certe possibilità, un ritorno al semi-professionismo con tutti i vantaggi economici che il semi-professionismo può garantire a chi si ritrova a gestire realtà provenienti del calcio dilettantistico che dopo una promozione devono fare il passo più lungo della gamba senza poterlo fare.

E proprio dalla Serie C2 potrebbero iniziare il loro cammino quelle seconde squadre oggi rappresentate solo la Juve Next Gen. Con costi d'iscrizione più bassi, con costi di gestione e contratti più che dimezzati, le squadre di Serie A avrebbero maggiori possibilità di costruire una squadra in cui far crescere i loro giovani. Perché s'è capito che quello è lo step migliore, che far crescere in casa i giovani è l'unica strada possibile per programmare, ma anche che il campionato Primavera non è contenitore adeguato.
Certo, poi ci sarebbe da capire come convincere la Serie B sul possibile arrivo nella serie cadetta delle seconde squadre. Come gestire eventuali retrocessioni in Serie D perché non possono a quel punto dissolversi e una soluzione va trovata. Ma chi deve farlo se non la FIGC?
Gabriele Gravina che ora più che in passato ha suoi uomini nei posti che contano deve mettere ordine a questo disordine tirando fuori un progetto che in primavera passi l'esame del Consiglio Federale e diventi realtà dal 2024/25. Altrimenti tutti continueranno a guardare solo al proprio orticello con l'unico obiettivo di restare a galla, di non sprofondare nel mare di difficoltà economiche in cui il nostro calcio sta annegando.

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