tmw / fiorentina / Serie A
AEK Atene, Brignoli sfida la Fiorentina: "Crisi? Non ci illudiamo: domani sarà dura"
L'AEK Atene che andrà ad affrontare domani la Fiorentina è una squadra che parla anche italiano: sono ben 6 i giocatori con un passato in Serie A, nella squadra di Nikolic. Fra di essi c'è Alberto Brignoli, vice di Strakosha fra i pali, che è intervenuto a TuttoMercatoWeb.com per parlarci della sfida del Franchi.
Con che spirito arriva l'AEK al Franchi? La crisi dalla quale sta cercando di tirarsi fuori la Fiorentina può spingervi a sperare nel colpo da 3 punti?
"Noi arriviamo come sempre puntando al massimo risultato, ma certamente è impensabile che l'inizio difficoltoso della Fiorentina in questa prima parte di stagione possa farci credere che cambi qualcosa ai fini della sfida di domani. Conosciamo la forza della Fiorentina e sappiamo che sarà una sfida difficilissima, puntiamo a fare il massimo per mettere in difficoltà i viola".
Quali sono i giocatori dai quali Vanoli dovrebbe stare più in guardia, fra i tuoi compagni?
"Nel calcio di oggi a parte 2-3 eccezioni, nessun giocatore fa la differenza da solo. Detto questo, abbiamo giocatori che fanno la differenza. Facile pensare a Luka Jovic, che lì in area è uno che sa come buttarla dentro, abituato a certe partite di livello. In mediana abbiamo un giocatore come Pereyra, che voi conoscete altrettanto bene, poi c'è Pineda che è molto importante per il nostro gioco. Ma penso più alla squadra nel suo insieme che sa soffrire e giocarsela contro chiunque, che ai singoli".
Jovic è l'ex di turno, ma siete in tanti con un passato in Serie A. Si parla anche italiano in allenamento?
"Sì, si sente parlare italiano. Personalmente lo faccio soprattutto quando mi incazzo (ride, n.d.r.). Io, Strakosha, Joao Mario, Marin, Jovic, Pereyra: giocatori di livello, che conoscono la Serie A".
Trovate la Fiorentina dopo un cambio di allenatore: ti preoccupa questo aspetto?
"Come dicevo il valore della rosa della Fiorentina lo conosco e mi ha sorpreso vedere che sia partita male. Quando le cose non vanno bene, per quella che è la mia esperienza non è mai colpa di un singolo, ma una situazione che va risolta da capo a piede. Poi ne paga le conseguenze l'allenatore purtroppo. Fa parte del gioco. Penso abbiano avuto un periodo di transizione, di cambiamento, che io credo non avvenga da oggi, ma da quando è andato via Italiano. Si è passati da Palladino a Pioli, ora a Vanoli. Credo ci voglia del tempo per capire le esigenze degli allenatori e dei giocatori. Da fuori è facile giudicare, ma vedo dei giocatori forti".
A chi pensi in particolare?
"Difficile fare un solo nome. Penso sicuramente a Kean, il giocatore di spicco. Poi però c'è Gudmundsson con la sua fantasia, De Gea in porta. Senza dimenticare tutti gli altri, con anche due ragazzi che conosco bene, Parisi e Viti".
A proposito di Parisi e Viti, con i quali hai condiviso lo spogliatoio: possono affermarsi in viola?
"Fabiano per me è un giocatore forte, ma anche Viti che ha avuto un exploit importante ad Empoli dove ha dimostrato quello che può fare. In giovane età si possono avere degli alti e bassi, un assestamento generale come atleta e come calciatore, ma si vedeva da Empoli che avevano una marcia in più. Alla Fiorentina possono fare molto bene e molto comodo".
De Gea ha subito qualche critica in queste ultime settimane. Che ne pensi?
"Non so chi abbia avuto questa brillante idea di criticare De Gea indipendentemente dall'episodio. Anche Buffon, Messi e CR7 sono stati criticati per singoli episodi, ci può stare, poi però bisogna andare oltre. Un giocatore difficilmente da solo ti cambia le sorti di una squadra nel bene o nel male. Ma se io fossi il direttore sportivo di qualunque top club e dovessi scegliere il portiere per vincere la Champions League, se ne avessi la possibilità prenderei sempre De Gea. Anche oggi è fra i migliori al mondo. Fa un altro sport, è inattaccabile".
Come sta andando la tua seconda attività avviata fuori dal campo, la AUVI Agency?
"Stiamo lavorando, iniziando piano piano e cercando di ampliare il portfolio. Siamo in fase di start-up, ma stiamo già lavorando abbastanza. La cosa che mi rende felice è che il modo in cui stiamo lavorando e le richieste che ci stanno arrivando sono in linea con quello che volevo, sul fatto di seguire l'atleta nelle sue esigenze a 360 gradi. Nel fatto che l'atleta si riconosca al centro di un progetto. L'obiettivo è quello di crescere, come un calciatore di 17 anni che ha grandi prospettive, ma che poi deve dimostrare il suo valore".
Altre notizie
Ultime dai canali
Primo piano








