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Perché la crisi dell’attacco era facilmente prevedibile e perché è solo questione di tempo per i gol della RomaTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca 2025
Oggi alle 22:40Primo piano
di Luca d'Alessandro
per Vocegiallorossa.it

Perché la crisi dell’attacco era facilmente prevedibile e perché è solo questione di tempo per i gol della Roma

«La gente vuole il gol». Sono passati 25 anni dal brano degli Elio e le Storie Tese, inno non ufficiale degli Europei del 2000, quelli del cucchiaio di Totti all'Olanda, del gol di Delvecchio in finale contro la Francia. Il concetto è attuale per la Roma di Gasperini, quarta in classifica a -1 dal Milan capolista. 15 punti in 7 partite ottenuti segnando appena 7 gol. Una mancanza evidenziata dalla sconfitta contro l'Inter, arrivata proprio per le polveri bagnate degli attaccanti, oltre che all'errore di Ndicka.

Via a criticare su tutti Dovbyk e Ferguson perché, in quanto prime punte, sono quelli maggiormente esposti in una situazione del genere, a cui vanno aggiunti i gol mangiati dagli stessi, più l'ucraino, con l'irlandese che sembra ancora dover capire il calcio italiano. Il tutto sembra una sorta di paradosso, soprattutto perché in panchina c'è Gasperini e il tecnico, all'Atalanta, è stato capace di far segnare praticamente tutti.
Quindi? Ad analizzare, più che altro cercare di capire uno dei tanti perché la Roma segna così poco, andando oltre gli errori tecnici, si possono trarre varie considerazioni. La prima è quella che ogni tecnico dà: l'importante è creare, perché prima o poi arriva il momento che i palloni cominciano a entrare in porta; la seconda, invece, è quella che va maggiormente articolata.

Il reparto offensivo, come gli altri, ha bisogno di amalgama, la cosiddetta chemistry. Facciamo un esempio: la solidità difensiva della Roma deriva dal fatto che Svilar, Celik, Mancini, Ndicka giocano da almeno una stagione insieme. Dovbyk, Dybala, Soulé, Pellegrini, Bailey, Ferguson, El Shaarawy non hanno praticamente mai giocato insieme. Prendendo ogni singolo vediamo come Dovbyk è partito dietro a Ferguson e ha giocato appena 2 partite da titolare in Serie A. Viene da un infortunio in preparazione e deve ancora entrare in condizione. Ferguson ha fatto il percorso inverso di Dovbyk, buon inizio in amichevoli per poi sparire in campionato. Pellegrini ha iniziato la stagione da infortunato/separato in casa e, derby a parte, è in una fase non brillantissima. Dybala non ha più continuità fisica e il rendimento ne risente. Bailey lo abbiamo visto nel finale con l'Inter per la prima volta. El Shaarawy non ha mai inciso quando è stato chiamato in causa. Stranamente chi ha reso più di tutti? Soulé è stato l'unico ad avere una continuità fisica/tattica.

Come si può pensare che un reparto formato da giocatori che singolarmente hanno avuto un sacco di problemi possa rendere? Ma questa è la nota positiva anche se non lo sembra. Infatti, finalmente Gasperini ha a disposizione il reparto al completo e può iniziare a creare quelle gerarchie necessarie per amalgamare il reparto, far conoscere i calciatori l'uno con l'altro, valutare quali sono le combinazioni migliori e amalgamarlo col resto della squadra.

C'è il rammarico, ovviamente, dei 3 rigori sbagliati, dei punti persi per gol facili non segnati, ma ci deve essere la visione lungimirante (nella speranza che l'integrità fisica accompagni i calciatori) di una Roma che in attacco, soltanto a fine ottobre è potuta essere al completo e al 50-60% della forma fisica e della vera potenzialità? È una visione ottimistica e magari la realtà dirà altro, ma per i gol è solo una questione di tempo.