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La Juventus, il Benfica, il futuro, il Napoli, l'Italia e la Fiorentina: parla Paulo Sousa

ESCLUSIVA TMW - La Juventus, il Benfica, il futuro, il Napoli, l'Italia e la Fiorentina: parla Paulo Sousa
lunedì 24 ottobre 2022, 11:15Serie A
di Marco Conterio
fonte dall'inviato a Lisbona di Tuttomercatoweb

Un'intervista con Paulo Sousa è un trattato. Di tattica, di filosofia, di concetti. Il tecnico portoghese, intervistato a Lisbona in esclusiva da Tuttomercatoweb.com, non banalizza ma scava in profondità. Parla di emozioni, di istinto, di cuore, di ragione. Ha punti di vista intensi su tutte le questioni affrontate: quel che sarà di Benfica-Juventus, gara in programma domani al Da Luz. La crisi bianconera. Cristiano Ronaldo e il suo periodo di sprofondo tecnico e umano. La Fiorentina e i suoi anni in viola. Il Napoli e Spalletti, il Milan e Leao. Il suo futuro, Bernardeschi e il Canada. Un viaggio per il quale al lettore servirà tempo ma questa chiacchierata è come un buon vino, da sorseggiare con cura.

Partiamo dal Benfica: che squadra vede?
"Schmidt ha portato un gioco molto veloce, una maturità di gioco che gli sta permettendo di vincere. Maturità, con calcio audace e coraggioso, con e senza pallone. Senza pallone alternano un blocco medio-alto, sono intensi sul portatore di palla e hanno tanto filtro. Quando oltrepassano le due linee, allora la Juventus può fargli male alle spalle: hanno terzini veloci, Otamendi ha capacità ma pressano sempre, vanno sempre avanti".

Le piace quest'idea di difesa?
"E' un'idea difensiva interessante, costante, intensa, continuativa".

E in fase offensiva?
"Hanno un concetto che segue le zone dei campi dove accentuano la pressione per rubare la palla. Vogliono verticalizzare rapidamente per gli esterni e per Rafa".

Rafa Silva ed Enzo Fernandez sono gli equilibratori di questo Benfica, i giocatori chiave
"Lui ed Enzo sono determinanti ma nell'ultima col Porto, non gli hanno permesso questo. Per questo all'intervallo cambia Enzo ma è un giocatore determinante, lo seguivo già: conosce gli spazi e determina nei passaggi corti e anche verticali, quando allarga e quando riceve per cambiare tanto dalla destra. In tanti prendono il terzino sinistro e così il destro ha libertà".

Tra i giocatori cresciuti, e funzionali al gioco di Schmidt, c'è Joao Mario
"Joao Mario sta crescendo tantissimo, sta diventando importante negli assist e nei gol. In questo intorno sta diventando un giocatore determinante".

Passiamo alla Juventus, che è stata la sua prima tappa italiana, da calciatore
"La Juventus è stato un grande momento d'emozione, i ricordi sono belli. A livello emotivo, entrambe le società hanno voglia e bisogno di andare avanti. Sono club che investono e vogliono stare ai massimi livelli. Ogni errore può compromettere le stagioni successive".

E può farcela domani?
"Il Benfica ha una maturità di squadra che le permette di essere intensa e continua anche se concede gol come a Torino. Ha le sue convinzioni, è intensa e verticale ma Schmidt ha dato questa impronta e identità. La Juve fatica contro questo tipo di squadre ma la maturità dei giocatori della Juve, la cultura della vittoria e la maturità anche di Allegri, sono importanti. Allegri poi cambia sistema di modulo, strategia, anche durante la gara, sa usare giocatori in tante posizioni. Ha maturità e controllo emozionale dei momenti difficili per rinascere sempre".

Sul campo che Juve si aspetta?
Analizzo i tecnici per continuare a crescere. Vedo sempre una Juventus speculativa, senza palla, a volte anche passiva ma con grande capacità di transizioni in entrambe le fasi. Come livello individuale possono fare la differenza, in questa gara mancherà molto Di Maria, che dava tanto, nel saltare l'uomo, verticalizzare e allargare sugli esterni. Kostic è diventato importante, Cuadrado ha cambi di velocità, cross e uno contro uno. Chi sta rinascendo come importanza è Rabiot. Allegri gli dà fiducia, nel portar palla e poi nelle palle inattive fa la differenza".

E' il giocatore da cui si attende di più?
"L'attualità fresca dice che Rabiot sta facendo la differenza, ha sostanza nel suo gioco, ma sta arrivando ai suoi alti livelli Kostic coi suoi cross. Gli esterni sono fondamentali, lui e Cuadrado, poi le due punte, il lavoro che fanno, in entrambe le fasi di gioco, è importante per attaccare la profondità nella ripartenza".

Può essere la gara giusta per dire 'la Juventus' è guarita?
"Quando le aspettative sono superiori all'attualità, non sei mai guarito. Ci deve essere attenzione al dettaglio per arrivare alla guarigione, non si guarisce in due colpi. Sia Benfica che Juventus hanno bisogno di andare avanti anche come equilibrio. Sarà una gara di grandi emozioni.
Ci credono a suo avviso?

Ci credono, senza dubbio. Per chi arriva in questi club, non è questione di crederci. È questione di farcela. È il timbro della Juventus, i giocatori presi hanno queste caratteristiche anche emozionali.
Mancano Chiesa e Pogba, oltre a Di Maria
Chiesa e Pogba sono giocatori importanti nella rosa, ma la rosa è di spessore come numeri e qualità. Allegri troverà formule per fare anche senza. Cosa è mancato alla Juve? Io vedo il calcio in una forma diversa da Allegri. Diciamo che vedo un Benfica coraggioso, audace, hai bisogno di tenere il ritmo alto con e senza palla".

E serve capacità d'adattamento, da parte di tutti, sempre
"Ogni calciatore ha un margine enorme di crescere all'interno di un sistema. L'adattamento può non esserci ma guardate Vecino: con noi a Firenze, per esempio, è diventato anche un costruttore. Secondo me, quando hai la capacità economica di prendere il giocatore giusto per lo schema giusto, i processi possono essere più facili o veloci. Però poi c'è sempre un altro punto: i tempi di connessione coi nuovi compagni. Il calcio ha una complessità enorme. Ci sono tante identità, passaporti, culture, caratteristiche e devi creare una sola identità dove il giocatore deve percepire se il compagno riceve nei piedi o nello spazio, corto o lungo, è tutto complesso".

Ancor più in fase d'attacco
"Questa complessità aumenta quando lavori nei processi offensivi: spazio e tempi d'occupazione, compagno, avversario... Tante complessità che ti costringono a prendere la scelta giusta nel momento giusto. I processi acquisitivi, guidati nell'allenamento da un allenatore, dove il calciatore scopre il perché e il quando, allora riesce ad adattarsi a qualsiasi sistema e avversario, a qualsiasi dinamica e compagno E' qualcosa che amo fare e vedere: la crescita dei giocatori in questa intelligenza tattica, li aiuta a sviluppare questa capacità mentale che li fa crescere come persona".

E' un trattato di tattica e filosofia che portiamo in Italia?
"Il risultato è davanti a tutto ma il processo è aiutato dal risultato. L'Italia? L' ho vinto, ho provato emozioni come calciatore e allenatore. Mi sento a casa, è qualcosa che ho come idea ma dovunque possa stare, come tecnico durante o all'inizio della stagione, dico che il focus è nella conoscenza dei giocatori. Per capire le loro identità, per creare con loro un'identità comune, per crescere tutti in un modo dove possiamo trovare emozione durante l'allenamento. E questo lo fai avendo successo, per competere sempre al massimo, anche quando gli avversari sono più forti: la mentalità ti rende convinto di competere sempre al massimo livello. La crescita che senti in questo percorso acquisitivo ti dà le convinzioni giuste per misurarti al top".

Che campionato vede in Serie A?
Come la scorsa stagione, ancora di più, dico che c'è tanto equilibrio in alto e tanto in basso. Questo rende il campionato più affascinante: basti vedere la Premier, l'imprevedibilità del risultato, anche con le piccole, rende il prodotto più vendibile. Basti vedere il Nottingham che non dà opportunità al Liverpool: questo ti porta a vendere meglio il prodotto. Poi, in certe annate così, dove non hai una grande in fuga, hai piazze come Napoli, come Firenze, dove quando c'è un'armonia tra interno ed esterno, riesci a vincere.

Il Napoli vola
"C'è passione, questa ti trascina con la bravura dei suoi tecnici. Spalletti mi piace tantissimo, è un tecnico che riesce anche con lo stesso sistema a non essere mai uguale. Ha dinamiche diverse per ogni partita, sa andare oltre alle complessità che ti dà l'avversario.

E la Roma del suo connazionale Mourinho?
E' cresciuta con Mourinho, che ha portato direzionalità verso il risultato. Non è forse la più bella ma certamente la più italiana. Ha esperienza e dà fiducia a giocatori e tifosi che avevano bisogno di questo per trascinare tutti a risultati importanti.

Anche il Milan non si ferma
"Racconta l'importanza della maturità e dell'unità di una società. Che ha avuto consistenza e quando hai questa a supporto di idee e persone, con giocatori e persone importanti, hai continuità dei risultati come capita al Milan".

Con Leao poi è ancor più facile: dove lo vede in futuro?
"Credo che stia benissimo dov'è, nel club dov'è, col calcio che ha. Ogni calciatore ha bisogno del suo tempo, penso a Bruno Fernandes: quando è andato in Inghilterra pensavo che dovesse adattarsi come intensità e fisicità. Invece i giocatori con qualità riescono ad adattarsi in un contesto diverso da prima".

Passo indietro. La sua esperienza alla Fiorentina
"Alzo le mani e dico che ai miei tempi potevo fare qualcosa diversamente: anche con le mie convinzioni, con le mie necessità, riconosco e dico che doveva essere diverso il modo in cui ho comunicato all'interno e all'esterno. E' quello che dicevo su Napoli e Firenze: sono piazze passionali, squadre uniche, c'è amore vero per il club. E' un grande vantaggio quando c'è armonia tra i tifosi e all'interno della società, tra tecnico, giocatori, dirigenti. Quando c'è una linea sola c'è una forza superiore rispetto agli altri".

Che ne pensa del momento difficile di questa Fiorentina?
"Vincenzo Italiano sta facendo benissimo, mi piace, lo seguo da quando era in Serie B. Col tempo andrà a definire ancora meglio i concetti del suo modello di gioco".

Certo è che perdendo Vlahovic davanti..."
"Cabral e Jovic sono diversi da Vlahovic, è difficile trovare quello simile o uguale. C'è bisogno di adattabilità, le caratteristiche sono diverse e devono aiutarli ad esaltare le caratteristiche dei singoli".

In mezzo, nell'asse centrale, via anche Torreira
"All'inizio della stagione è stata una trattativa complessa, ma Amrabat sta facendo benissimo, con e senza palla. E' un giocatore molto completo".

Il suo nome da tempo gira negli ambiti di mercato. E torna spesso quando si parla di Juventus, anche in passato
"Io sono libero, quando fai bene, quando hai un'idea, che piace a vertici e società, allora i media speculano su questo. La Juventus ha un tecnico vincente, forse il più vincente della Juventus, è con lui che devono pensare di trovare risultati. Agnelli non poteva fare altro, crede nel lavoro e nelle scelte fatte. È così che deve accadere, fiducia fino alla fine.

Lei sogna di tornare in Italia?
Io sogno di lavorare sempre. La mia prima decisione era fare il dirigente, poi ho capito che non mi riempiva del tutto. Mi piace lavorare coi giocatori, vederli crescere. Il calcio cresce l'intelletto delle persone. Vorrei arrivare in Italia, tornare, ma mi piace migliorarmi e crescere. Capello diceva che siamo ladri di idee di altri, io lo faccio da piccolo per migliorarmi e crescere".

Chi è stato un modello da cui tutti hanno sempre cercato di rubare qualcosa è stato Cristiano Ronaldo
Cristiano Ronaldo? È duro per ogni giocatore, anche per Cristiano. Non è stato facile arrivare li, mantenersi li, trovarsi e rendersi conto di non riuscire a dare o che gli altri pensino a lui come prima non è facile. Avrà bisogno di tempo per maturare qualcosa di nuovo. Coscienza è adesso, subconscio è il passato, che hai vissuto e metterlo insieme non è facile. Ha bisogno di tempo per rendersi conto che il momento è diverso. Oggi è dura avere equilibrio".

E della scelta di Bernardeschi di andare in MLS che ne pensa?
"Tante volte la nostra vita professionale e personale ci porta a dei posti che non avremmo mai pensato. Non avrei mai pensato di andare in Cina, ma l'importanza di mantenere il mio staff, i club di Champions che erano interessati e dove poi non si è trovata la quadra, sono andato... A volte non decidiamo col cuore ma con la ragione. Mi hanno sempre detto di prendere le decisioni col cuore, di ascoltare quello, di essere intuitivo. E quella viene dal cuore. Vedremo così se Federico sarà felice in quel che farà".

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