Maignan: "Lo scorso anno ho perso contro me stesso. Razzismo? Non è cambiato molto"
Mike Maignan, portiere del Milan impegnato con la nazionale della Francia (che domani sera sfiderà l'Italia in Nations League) ha parlato a ESPN: "La scorsa stagione penso di essermi ritrovato a perdere contro me stesso, perché la mia lotta è rimanere sempre concentrato su cosa sono bravo a fare, su di me, e non di rimanere coinvolto in tutto quello che accade attorno a me. Mi sono dunque trovato davanti a delle brutte sfide. Quelle che dovevo affrontare non le ho vinte, e per questo so di aver perso. Quindi, quello che farò, e l'ho già detto, è di imparare da questa lezione per essere più forte in questa stagione".
È tutta una questione di mentalità: come la migliori?
"Tu hai detto (rivolgendosi a Samuel Eto'o ndr) una parola importante "pazzia". Se non sei folle, pazzo, se non hai questa mentalità, non puoi essere di conseguenza un portiere. Oggi giorno tutti i portieri di un certo livello, e stiamo parlando di quelli importanti, devono essere pazzi ed avere una forte mentalità, perché sennò non funziona. Oggi è difficile trovare un portiere di un certo livello che non abbia tutte queste caratteristiche, perché sennò viene automaticamente surclassato dai suoi compagni di squadra, dalla pressione, dagli errori, anche se tutti possono commettere degli errori, ma la cosa più importante è quello che fai dopo".
A quale collega si ispira?
"Onestamente, non mi dilungherò troppo, mi piace tanto Neuer. È un grande, ha completamente cambiato il modo di interpretare il ruolo. Ma anche lui può commettere degli errori, come successo in semifinale di Champions League contro il Real Madrid, eppure questo non cambia niente, perché tutti commettiamo degli errori, ma è alla fine come tu reagisci a questi. E, io penso, che anche se la fine della partita era vicina, il suo errore, per un giovane portiere come me, e per gli altri che sono ancora più giovani, ci servirà per dire: "Anche i miglioi commettono degli errori". Che questo possa dunque essere uno sprono per continuare anche nonostante i nostri errori".
Tema razzismo.
"Ho lasciato il campo, perché era successo una volta, abbiamo parlato con l'arbitro, la Federazione, le cose dovevano cambiare ma non è cambiato niente e ho lasciato il campo. Me ne sono andato, mi sono preso le mie responsabilità, la mia squadra era unita, sono usciti dal campo con me sperando che cambiassero le cose ma fino ad ora non è cambiato molto. Quello che è peggio è che non te lo dicono nemmeno in faccia".
Quanto è complicato essere famoso e conosciuto?
"È difficile, perché vorrei condurre la stessa vita di prima ma oggi, ma non funziona. Prima non ero sotto i riflettori, non avevo tutti questi soldi, nessuna scocciatura, conducevo una vita semplice. Non dovevo controllarmi a destra e sinistra tutto il tempo. Sarebbe bello camminare per la mia città senza che nessuno si accorga di me. C'è poi un'altra questione: se sei forte, non vivi per altre persone, ma per te stesso, i tuoi valori, secondo i tuoi principi e sai quello che devi fare. La gente può scrivere quello che vuole, ma non ti deve influenzare, non può farti lasciare andare, perché tu sai perché ti trovi lì. Tu stai quello che stai facendo. Quindi gli haters potranno scrivere ancora, ancora e ancora, ma fino a quando noi avremo dei principi forti e resteremo forti e concentrati su quello che vogliamo fare, potranno continuare a dire e scrivere quello che vogliono".