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Pisa, il presidente Corrado non si sbilancia: "Gilardino? Tempo al tempo, non è ufficiale"

Pisa, il presidente Corrado non si sbilancia: "Gilardino? Tempo al tempo, non è ufficiale"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 20:08Serie A
di Dimitri Conti
fonte da Pisa, Lorenzo Marucci

Giuseppe Corrado, presidente e proprietario del Pisa, ha parlato dal palco nel corso della cerimonia per il Premio Romano Fogli, dal capoluogo toscano: "Abbiamo festeggiato la Serie A qui vicino, sulla Torre. Era una promessa di tanti anni fa, quando sono arrivato: una grande emozione. Io sono arrivato 8 anni fa e non c'era neanche l'acqua negli spogliatoi. Niente campi di allenamento, tre squadre giovanili e la prima alle soglie dell'esclusione dal campionato. La situazione era negativa, però due mesi dopo lo stadio era comunque pieno, per seguire una Serie C complessa e in condizioni strane: la società doveva ricostruirsi e, come usano i contadini, bisogna prima potare e togliere ciò che non funziona per poter seminare su un terreno fertile e perché cresca un raccolto. Se si vuole costruire valore, non si deve avere fretta: a volte l'ossessione per il risultato è un boomerang, chi saliva dalla C con noi quell'anno ci è tornato, noi siamo in Serie A. Giusto con qualche anno in più…".

Cosa significa per lei Fogli?
"All'epoca ero tifoso del Torino, poi mio padre diceva che crescendo avrei tifato la Juventus e dopo qualche anno infatti feci le giovanili alla Juve. Fogli era un riferimento, per chi come me giocava centrocampista. Di quella scuola che basava più sulla tecnica che non sul fisico, mentre oggi il calcio è molto più atletico. Quando fai la campagna acquisti arrivano info su altezza, peso eccetera. Questo limita un po' qualche ragazzo nei settori giovanili: rischi di non sceglierli per la fisicità e sbagli, perché il calcio si gioca con i piedi.

Gilardino in questa cornice può starci?
"Potrebbe starci, sì, ma non posso dare informazioni ufficiali perché c'è tutta una serie di burocrazie. Tempo al tempo per l'ufficialità, ma non è mai un allenatore o un giocatore a cambiare le sorti. Sta tutto nel sistema, che a volte dà la precedenza a fattori totalmente economici, nell'educazione. Il problema non sono gli stranieri che non vengono qui a giocare, ma gli italiani che non vanno all'estero. Dobbiamo formarci, proprio come i ragazzi che vanno a studiare fuori. Le opportunità di mercato per gli italiani sono frenate forse perché la comfort zone e l'essere riconosciuto nel proprio paese vale di più che fare un'esperienza all'estero. Vedo che Inghilterra e Francia hanno tanti giocatori all'estero e Nazionali forti, perché non potremmo farlo anche noi? Deve farlo chi guida il sistema, dare premi, in denaro e non, a chi valorizza i talenti e magari li dà a società straniere. Le Serie B e C ci sono anche là e non solo qui".

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