Tutte insieme appassionatamente: perché il Sud America vuole il Mondiale a 64. Muro UEFA

Togliersi quel fastidioso dito nell’occhio che sono le qualificazioni. Le federazioni sudamericane, con la scusa del centenario dal primo Mondiale maschile, spingono perché dal 2030 la rassegna iridata si allarghi a 64 nazionali. Dagli USA confermano che la proposta, avanzata informalmente nella scorsa primavera, non è affatto archiviata e anzi decisamente nell’agenda di Gianni Infantino, che ha già allargato la competizione a 48 squadre, un format ancora tutto da provare visto che esordirà nell’edizione 2026.
Questa - “almeno proviamo prima la formula a 48” - è forse l’obiezione più sensata, avanzata sin da subito da Victor Montagliani, canadese presidente della CONCACAF, che pure (almeno) un paio di nazionali in più le porterebbe ai Mondiali se la riforma passasse (ci torneremo). La motivazione delle federazioni sudamericane, in fin dei conti, è proprio questa.
Premessa: i Paesi dell’America del Sud avrebbero ottime ragioni per lamentarsi. La stessa bislacca organizzazione della rassegna in tre continenti - nel 2030 - è un contentino offerto a cent’anni dalla nascita dei Mondiali. Dietro all’ipotesi di allargare ancora, però, c’è l’obiettivo più ovvio del mondo: così, tutte le nazioni sudamericane parteciperebbero alla competizione. Già oggi, del resto, ne restano fuori appena tre o quattro - dipende dagli spareggi intercontinentali - su dieci: una percentuale ottima, in verità, ma evidentemente non sufficiente.
Sul fronte opposto, restano per ora quasi tutte le confederazioni, ma in molti casi solo per assenza di una vera e propria posizione. Detto del Nord America, quella più chiara è rappresentata dalla UEFA di Aleksander Ceferin, che sostanzialmente teme un potenziale annacquamento dei Mondiali (a cui parteciperebbero così il 30% delle nazioni affiliate alla FIFA) e qualche magra figura europea. E, per una volta, ha anche ragione. Quanto alle altre confederazioni, a oggi, non è chiaro cosa ne pensino: si registrano fughe in avanti singole - l’Arabia Saudita, per esempio, è favorevole all’allargamento e questo potrebbe incidere parecchio -, ma non compattezza. Pieghe nelle quali, conoscendo l’abilità diplomatica di Infantino, se il presidente FIFA fosse davvero favorevole come sembra, si potrebbe infilare con grande facilità.
