Baldini: "Pescara è un luogo magico, ma la famiglia viene prima di tutto"

Silvio Baldini ha deciso: dopo la promozione in Serie B con il Pescara, il tecnico toscano ha deciso di fermarsi almeno fino a gennaio. L'ormai ex allenatore del Pescara ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport, questo un estratto delle sue dichiarazioni:
Silvio Baldini, che fa, ora che ha ricostruito le ambizioni del Pescara, lascia e va in bici, a caccia o a funghi?
"Io credo che i problemi familiari vadano risolti prima di ogni altra cosa. Per me Pescara è un luogo magico. Ma la mia famiglia allargata viene sempre prima. Mio figlio Mattia fa il corso a Coverciano, e dopo 43 giorni di lavoro consecutivi sul campo ha dovuto rimandare tutto. Non sono capricci. Io potrei allenare anche gratis, l’ho già fatto in passato. Ma se la mia famiglia fa un sacrificio bisogna tenerne conto. E decidere di conseguenza".
Poi c’è il richiamo della montagna. Anche in Abruzzo ce ne sono di bellissime. Un’escursione tra un allenamento e l’altro avrebbe potuto farla. O no?
"In 11 mesi sono uscito solo una volta col mio amico Nicola. Ho dovuto curare quei particolari del mio Pescara che hanno fatto la differenza".
Si offende se la definiscono mago e filosofo?
"Sono definizioni che sanno di presa per il c... Poi, dipende anche da dove vengono certi giudizi. Per esempio, dopo le due finali con la Ternana, mi ha chiamato De Zerbi - che conosco dai tempi di Brescia, da ragazzino intelligente e silenzioso - e mi ha detto: “Silvio, secondo me tu hai messo il Pescara in campo benissimo, sempre salendo con la difesa. Se una squadra nel 2º tempo supplementare si alza come avete fatto voi, poi vinci e non per caso”. Senza lavorare tantissimo i risultati non arrivano. Sempre il mio amico Augusto sostiene che un allenatore in panchina - o un professore in cattedra - è bravo quando lo dicono i calciatori".
Preferisce l’alba o il tramonto?
"Decisamente l’alba. Anche se il tramonto ha una sua suggestione. Vedere la vita che si trasforma e rinasce, è molto più bello e intrigante. Ho trascorso, però, anche notti al buio. A pensare e a riflettere nel silenzio dei boschi".
La sua visione del mondo non è cambiata nel tempo: valori, passione, lavoro. Trent’anni nel calcio non sono riusciti a trasformarla in un “risultatista” a tutti i costi. Come si è salvato da questa ossessione?
"Io sono sempre stato così e non mi sono mai sentito diverso dagli altri. Restare se stessi è fondamentale. Anche io voglio vincere, ma attraverso il lavoro, con la squadra che abbia quest’unica etica. Tra l’imporsi rubando la partita o farlo attraverso l’ambizione di riuscirci, preferisco la seconda soluzione. Con la Ternana non siamo stati solo fortunati. Proprio no".
Il tempo che passa inesorabile la turba oppure è uno stimolo a fare tutto meglio e bene?
"Mi stimola a fare tutto perfettamente. Portare il Pescara in B lo avevo promesso e l’ho fatto. La mia unica filosofia è non lasciare che il tempo passi invano. Ma fare tutto con il massimo impegno possibile".
È sempre convinto che l’alternativa a questo calcio impazzito sia una vita bucolica: qualche animale da pascolo e tanta montagna, cercando porcini sulle sue Alpi Apuane in compagnia dei suoi inseparabili amici a caccia di pernici e beccacce?
"Non sono nessuno per dare indicazioni universali e non ho soluzioni ideali valide per tutti. Anzi, neppure voglio farlo. Le uniche cose che ti cambiano la vita sono la famiglia e l’istruzione. Poi mi piace stare con i pastori e i contadini perché sono persone che hanno rapporti diretti con la natura e conoscono le risposte che arrivano da essa senza compromessi. Esseri umani che ti dicono sempre le cose come stanno. Questo per me conta".
Poi c’è la famiglia. Anzi prima di tutto c’è la famiglia.
"Esattamente. Perché senza famiglia va tutto in malora. Sei un uomo debole e fragile. La famiglia ti obbliga alle responsabilità e all’amore. Senza tutto ciò, la vita di un uomo non ha nessun significato".
