Duro attacco del proprietario della Triestina al Comune: "Ora basta: intervenga sullo stadio"

Delusione. Rabbia. Frustrazione. Nella voce di Ben Rosenzweig, proprietario della Triestina, c'è un mix di emozioni negative. Il 36enne statunitense, che ha acquisito il club giuliano in estate, è deluso dalla gestione del Comune di Trieste del prato e del manto erboso del Nereo Rocco. Prima dell'inizio della stagione, il terreno era stato scoticato e nell'estate aveva ospitato anche concerti come la tappa zero del concerto dei Maneskin. Durante la prima giornata casalinga, poi, "si sono viste intere porzioni del prato che venivano via ogni volta che passava un giocatore. Assurdo e inaccettabile -spiega il proprietario della Triestina a Tuttomercatoweb.com in esclusiva-. Siamo profondamente delusi".
Partiamo dall'inizio: avete acquistato la Triestina in estate con grandi ambizioni
"Una città straordinaria, un patrimonio storico dell'Italia, una tifoseria bellissima, un ambiente florido. Però que che sta succedendo al nostro stadio, al prato dello stadio della Triestina, è inaccettabile, non da Lega Pro ma neanche da Dilettanti".
Chi è il responsabile?
"Il Comune di Trieste. Come da accordi, spetta a loro installazione e manutenzione del manto erboso. Ed è da un mese, da quella gara, che siamo costretti a giocare fuori casa al Tognon di Fontanafredda, con tutte le problematiche che ne conseguono. Siamo frustrati: non c'è possibilità di comunicare col Comune, il problema è noto ma non c'è possibilità di lavorare. Ci dicono di aspettare, che l'erba sarebbe ricresciuta ma non giochiamo in casa da un mese esatto".
Come diceva, con tutte le conseguenze economiche per lei e per la tifoseria che ne conseguono
"Il Comune deve prendere decisioni immediate. Non capiscono, rimandano di settimana in settimana. Non vengono utilizzati agronomi esterni ma i pareri che arrivano sono di agronomi del comune che procrastinano solo la questione. Così la Triestina è costretta a giocare in uno stadio del 10% della sua capacità interna le sue gare casalinghe, con tutto l'impatto economico per i tifosi e per me".
Che è arrivato a Trieste con altri presupposti
"Sono qui per fare investimenti a lungo termine sul club, per creare valore per Trieste, crediamo in un progetto a lunga gittata ma vedere questa attitudine e risposta della città è frustrante. Mi fa pensare e riflettere, sono sincero".
Si è dato una deadline per dire 'oltre questa data, basta'?
"Adesso, subito, è per questo che siamo usciti allo scoperto dopo tanto silenzio. Aspetto invano risposte e certezze da un mese. Adesso non gli crediamo più, hanno perso la credibilità nei nostri confronti, come investitori dobbiamo mettere sul piatto la verità. Siamo davanti a una grande città, il Comune ha la responsabilità e il dovere di non aspettare più. Non possiamo più attendere passivamente quelle che saranno le risposte del Comune".
Sembra di sentire purtroppo una storia molto 'italiana'
"Sarò sincero. Abbiamo un'ottima relazione con la Regione, è il nostro sponsor, sono dei grandi partner, ma non possono intervenire direttamente in questo. Non è una questione di 'politica italiana': è il Comune di Trieste il responsabile, è il Comune di Trieste che deve risolvere la questione. Adesso".
