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Trapani, Antonini: "Vorrei un B2 con le migliori società. Le squadre under una farsa"

Trapani, Antonini: "Vorrei un B2 con le migliori società. Le squadre under una farsa"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 15:34Serie C
di Daniel Uccellieri
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TMW Radio / A Tutta C
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Intervenuto durante l'appuntamento odierno di A Tutta C, focus sulla terza categoria in onda su TMW Radio e su Il 61, il presidente del Trapani Valerio Antonini ha affrontato il delicato tema dei costi in Serie C fra stipendi, commissioni e agenti, proponendo le sue idee per riformare il calcio a partire dalla terza serie italiana.

A proposito di campionato, Salernitana e Benevento sembrano le squadre da battere?
"Purtroppo, quando parlo di certi procuratori che operano al limite della legalità, evidentemente a qualcuno mi riferisco. Questi personaggi sono la vera rovina di questo ambiente. E il problema più grave è che, spesso, non si rendono conto di danneggiare anche i loro stessi assistiti. Se fossero solo degli sprovveduti, sarebbe un problema minore. Ma il fatto è che la loro condotta incide direttamente sia sulla loro attività che su quella dei calciatori che rappresentano. Questo, a mio avviso, è l’aspetto più preoccupante di tutti. È urgente una regolamentazione seria del ruolo dei procuratori. Il problema è molto semplice: se avessimo un po’ più di memoria storica, ci ricorderemmo com’era negli anni Settanta e Ottanta, quando i primi a guadagnare erano le società sportive. Lo sport si regge se chi lo organizza, cioè le società, riesce a generare profitti. Oggi, invece, siamo in una situazione assurda: c'è chi fallisce ogni anno, chi non riesce nemmeno a iscriversi al campionato, chi si ritrova sommerso dai debiti e deve ricorrere a soluzioni estreme - come è accaduto anche a noi - per cercare di gestire imposte e stipendi fuori da ogni logica. Considerare certe società di Serie C come professionistiche, quando di fatto lavorano con introiti praticamente nulli, è pura follia. Il risultato? Siamo tornati a una condizione peggiore di quella degli anni Ottanta. Perché oggi, se vai a vedere, gli unici a guadagnarci davvero da questo sistema sono i giocatori e i procuratori. Le società, invece, ci rimettono sempre. Questo non è più accettabile. O si trovano soluzioni concrete per riequilibrare questa bilancia ormai completamente sbilanciata, oppure il calcio - così come lo conosciamo - tra qualche anno non avrà più nulla da dire. E l’allarme lanciato da De Laurentiis, lo sottoscrivo in pieno".

E qui arriviamo a un altro tema delicato: le esclusioni che lo scorso anno hanno stravolto la classifica del girone C. Quest’anno ci sono situazioni simili, penso alla Triestina e al Rimini. Lei ha una proposta?
"Sì, come ho scritto anche su X ieri: serve una riforma del campionato. Dobbiamo passare a un girone unico a 20 squadre - una sorta di Serie B2 - con le migliori società per storia, impianti, risultati e solidità finanziaria.
Poi si crea una C a due gironi da 20 squadre, eliminando questa farsa delle Under 23
che di “under” hanno poco e nulla, piene di stranieri e giocatori di quarant'anni, che servono solo per far guadagnare con le tre o quattro società e non portano nessun profitto alla categoria. Perché se c'è Trapani-Juventus Next Gen, la gente non pensa che va a vedere la Juventus, sa che va a vedere la squadra Primavera 2 della Juventus, quindi non serve assolutamente a niente.

Oggi una serve una riforma della Serie C, chiamandola B2 con club come Vicenza, Perugia, Ternana, Catania, Trapani, Crotone, sarebbe una Serie B vera e propria, con grande appeal per TV e sponsor. Certo, ci sarebbero delle trasferte più lunghe, ma avendo maggior introiti e maggior appeal, rientri ampiamente con le spese e fai un campionato più serio. Poi serve il Salary Cap: non è possibile che giocatori guadagnino certe cifre in Serie C e non è possibile che i procuratori possano avere l'opportunità di spostare i giocatori durante l’anno per incassare una, due, tre commissioni, non è più sostenibile. Serve una regolamentazione seria: bisogna introdurre un tetto massimo alle commissioni e stabilire che queste vengano pagate esclusivamente durante il periodo di effettiva attività contrattuale. Una proposta concreta? Suddividere le commissioni in due tranche: una alla firma del contratto e una a metà del rapporto, da corrispondere solo se il giocatore resta nella squadra. In caso di trasferimento prima della scadenza, la seconda parte dovrebbe essere pagata dalla nuova società acquirente.

Poi c’è il tema, altrettanto urgente, della fiscalità della Serie C per far sì che porti dei vantaggi importanti. Prendiamo come esempio la Spagna o la Turchia: lì esistono regimi fiscali pensati per agevolare le società sportive, considerate un patrimonio sociale nazionale. In Spagna, ad esempio, le imposte sono al 24% e non altissime come in Italia. Per capirci: se Cristiano Ronaldo gioca al Real Madrid e percepisce 10 milioni netti, il costo totale per la società è di circa 12 milioni. Se invece gioca in Italia, quel costo raddoppia e supera i 24 milioni. Questo non è sostenibile, e non è più giustificabile una tale disparità tra due Paesi che fanno entrambi parte dell’Unione Europea. Lo stesso discorso vale per le imprese: l’Irlanda tassa le aziende al 12%, in Italia si sfiora il 60%. È ovvio che se Google deve aprire quaranta sedi e assumere 15 mila persone, lo farà a Dublino, non a Roma. Questo squilibrio produce effetti a catena devastanti anche nel mondo del calcio.

È vero, l’impatto sulle società di Serie A è meno drammatico grazie ai diritti televisivi e alle sponsorizzazioni che generano oltre un miliardo di euro, ma anche lì ci sono situazioni debitorie pesantissime: dall’Inter alla Juventus, passando per tante altre. Il Verona, ad esempio, è stato costretto a vendere per gravi difficoltà finanziarie. Se non si trovano soluzioni concrete e a breve termine, anche le società di Serie A, ma soprattutto quelle di Serie B e C, saranno sempre più in pericolo. Il rischio fallimento non è più un’eccezione, ma una minaccia costante".

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