Caldara si ritira: "Il mio corpo mi ha tradito". A 31 anni finisce la carriera del difensore bergamasco
Il calcio italiano saluta uno dei difensori più promettenti della sua generazione. Mattia Caldara, bergamasco, 31 anni, ha deciso di fermarsi: una scelta dolorosa, definitiva, figlia di un corpo che non gli ha mai permesso di esprimere fino in fondo il suo potenziale. Un addio annunciato con una lettera di grande sincerità, che ripercorre la sua carriera e le ombre che l’hanno frenata.
ADDIO AL CALCIO - «Caro calcio, io ti saluto». Caldara parte da qui, da una frase che ammette di rileggere più volte per accettarla. Il vero colpo è arrivato a luglio, dopo una visita specialistica: «Non hai più la cartilagine della caviglia. Se continui, tra qualche anno dovremo metterti una protesi». Una sentenza senza appello. Il fisico lo aveva già tradito più volte, ma questa volta era definitivo. Così è maturata la scelta di fermarsi, di proteggere il proprio futuro fuori dal campo.
LA GRANDE OCCASIONE – Il difensore ricorda i momenti del trasferimento al Milan, una delle operazioni più costose della sua epoca: oltre 35 milioni di euro complessivi nell’affare che coinvolse anche Bonucci e Higuaín. Un passaggio che certificava il valore che tanti top club gli avevano attribuito. Prima ancora era stata la Juventus a muoversi per lui, acquistandolo nel dicembre precedente: «La Juve era una realtà inavvicinabile. Ma non ci ho mai giocato: sono rimasto in prestito a Bergamo, ed è stato giusto così».
LA JUVE E LA REALTÀ – Il salto in bianconero arrivò nel 2018, ma solo per il ritiro estivo: davanti aveva tre colossi, Chiellini-Bonucci-Barzagli. «Abbi pazienza, Mattia, resta qui», gli ripeteva Giorgio. Ma Caldara sapeva che non avrebbe avuto spazio. Da lì cominciò un viaggio complicato, tra infortuni, stop, ripartenze mai complete. Una carriera segnata più dalle attese che dal campo. Eppure, quando poteva giocare, aveva mostrato tutto: personalità, letture difensive, una maturità precoce che aveva convinto tutti.
A soli 31 anni, Caldara chiude una storia diversa da quella immaginata, ma vissuta con onestà e dedizione. Il calcio perde un talento vero, frenato dal destino più che dagli avversari. Ma l’uomo prende in mano la sua vita, prima che lo faccia il dolore. E Bergamo, la sua casa, sa che il suo legame con la Dea non finirà mai davvero.
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