Adani accusa l’Atalanta: "Il dopo Gasperini andava costruito con mesi di lavoro. Su Juric e Palladino..."
Il dibattito sul dopo-Gasperini continua a tenere banco. Le parole di Lele Adani, intervenuto a “Viva el fútbol”, riaprono il dossier più delicato degli ultimi mesi a Zingonia: la transizione da un’era irripetibile a un nuovo ciclo che fatica ancora a trovare equilibrio e identità.
ADANI E IL DOPO-GASP – Per il commentatore, il punto cruciale sta nei tempi e nella profondità delle scelte: «La scelta del post Gasp richiedeva tempo». Adani considera il cambio di panchina un processo che doveva essere costruito con calma, studio, confronto e una ricerca molto più ampia di quella che – a suo dire – il club ha effettivamente compiuto.
UN PERCORSO DA COSTRUIRE – «Parliamo di un passaggio talmente delicato che serviva un lavoro di approfondimento continuo», ha spiegato, sottolineando come sostituire un tecnico così identitario non possa limitarsi alla selezione di un profilo tatticamente affine. Per Adani, il vero obiettivo sarebbe stato trovare «un uomo capace di incidere più dell’idea di gioco in sé».
L’IRREPETIBILITÀ DEL MODELLO – Il commento più incisivo riguarda proprio il modo in cui Gasperini ha trasformato la squadra: «Il calcio di Gasperini non è qualcosa che si possa riproporre: con lui i giocatori si buttavano nel fuoco». Un’immagine che restituisce l’intensità emotiva e tecnica di un modello che, secondo Adani, non può essere replicato per semplice continuità stilistica.
LE SCELTE DI JURIC E PALLADINO – Ed è qui che arriva la critica più dura: «Per trovare l’uomo giusto sarebbero serviti mesi di colloqui, di ricerca, magari anche all’estero. E invece quella visione manageriale non c’è stata». Una frase che fotografa la sua perplessità sulle tempistiche: prima Juric a giugno, poi la virata immediata su Palladino a novembre. Per Adani, due decisioni “troppo rapide” per colmare un vuoto così grande.
Le sue parole riaccendono un tema che a Bergamo resta sensibile: il peso del passato, il valore del presente e la capacità di costruire un futuro che non sia solo eredità, ma identità nuova. Un percorso che Palladino dovrà ora dimostrare di saper guidare.
© Riproduzione Riservata






