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Caldara saluta il calcio giocato: "Si abbassa il sipario. In campo ora c’è Mattia"

Caldara saluta il calcio giocato: "Si abbassa il sipario. In campo ora c’è Mattia"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Andrea Piras
Oggi alle 10:08Serie A
Andrea Piras

"Si abbassa il sipario. In campo ora c’è Mattia". Con una lettera pubblicata sul sito Gianlucadimarzio.com, Mattia Caldara saluta il calcio giocato. L'ex difensore del Milan ha annunciato il proprio ritiri dalle scene: "Caro calcio, io ti saluto. Ho deciso di smettere. No, non è stato facile deciderlo. Non lo è neanche scrivere queste parole. 'Caro calcio, io ti saluto'. Continuo a rileggerle. Forse è un modo per accettarlo. Accettarlo un po’ di più. Ora ho trovato un po’ di tranquillità. Ma ci ho messo un po’ per prendere questa decisione. Tutto è nato a luglio dopo una visita da uno specialista: 'Mattia non hai più la cartilagine della caviglia. Se continui tra qualche anno dovremo metterti una protesi'. Il mio corpo mi aveva tradito. Questa volta, forse, in modo definitivo".

Il centrale racconta quella che è stata la sua vita "da quando il mio ginocchio si è rotto" e da quando "Non sono più riuscito a tornare a essere quel Caldara". "Sono grato al calcio - ha proseguito -. È stato il mio compagno di viaggio per 25 anni. Ricordo il mio primo allenamento. Mi aveva accompagnato il nonno. Ero arrivato e mi ero ritrovato davanti a questo campo immenso pieno di bambini. Non sapevo, forse, che sarebbe diventato la mia casa. Una casa che mi ha reso la persona che sono".

Momenti belli ma anche rimpianti come quello di non essere rimasto alla Juventus per passare al Milan: "Tante squadre si erano interessate a me in quei mesi. A dicembre sono stato preso dalla Juve. E in quel periodo la Juve era una realtà a parte, inavvicinabile. In bianconero, però, non ci ho mai giocato. Sono rimasto in prestito a Bergamo ed è stato giusto così. Non ero ancora pronto per un salto di quel tipo. A Torino poi ci sono arrivato nel 2018, senza però fermarmi. Venivo da stagioni in cui ero abituato a giocare e lì avevo davanti Chiellini, Bonucci, Barzagli. 'Abbi pazienza Mattia. Resta qui', mi ripeteva Giorgio. Ma io sapevo che non avrei trovato spazio. Sono rimasto poche settimane, solo per il ritiro estivo".

L'inizio della fine è stato quando, in allenamento, si è rotto il ginocchio in uno scontro di gioco con Borini, poi il calvario e quel "malessere mentale" che descrive a parole: "È simile a un velo. Invisibile, ma capace di opprimerti. Da fuori non si vede, ne osservi solo le conseguenze. E, con il suo silenzio assordante, piano piano ti cambia. Ti offusca i pensieri, ti fa perdere lucidità, ti crea una bolla in cui sei rinchiuso e di cui diventi prigioniero. Nuove realtà, nuove regole, nuove logiche. E così è stato per me".

"Ciao calcio - ha concluso - sono pronto a salutarti. L’ho fatto. Mi sento più leggero. Mi sento libero di essere me stesso, finalmente. Ripongo questa penna sul tavolo. Mi posso alzare da questa sedia e iniziare a camminare".

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