I Campioni del Mondo si inchinano alla Dea di Palladino, Scamacca e CdK firmano l'impresa (è terzo posto)
Ci sono vittorie che valgono tre punti e vittorie che regalano uno status. Quella contro il Chelsea appartiene di diritto alla seconda categoria. Bergamo si sveglia con la dolce consapevolezza di aver battuto chi siede sul tetto del mondo, in una notte di gala che proietta la squadra di Raffaele Palladino nell'élite assoluta del calcio continentale. Battere i detentori del Mondiale per Club in una vetrina globale come la Champions League non è solo un trionfo sportivo, ma un colpo di marketing potentissimo che rafforza il brand nerazzurro in ogni angolo del pianeta. L'Atalanta non è più una favola di provincia, ma una splendida realtà che ora guarda tutti, o quasi, dall'alto verso il basso: il terzo posto in classifica, alle spalle delle sole Arsenal e Bayern Monaco, è la certificazione di una crescita inarrestabile.
IL PARAGONE STORICO – Quando il piccolo St. Pauli sconfisse il Bayern Monaco fresco di Coppa Intercontinentale, quel successo divenne un feticcio di culto, celebrato con una t-shirt divenuta leggendaria ("Vincitori dei vincitori della Coppa del Mondo"). A Bergamo la propensione all'autocelebrazione è solitamente più misurata, l'entusiasmo viene spesso filtrato dalla proverbiale concretezza orobica, ma l'impresa contro i Blues meriterebbe una celebrazione simile. Aver piegato i giganti londinesi assicura, male che vada, il passaggio ai playoff, ma con il calendario che ora propone le sfide sulla carta più abbordabili contro Athletic Bilbao (in casa) e Union SG (in trasferta), sognare l'accesso diretto agli ottavi è un dovere morale.
LO SVANTAGGIO E L'ERRORE – Eppure la serata non era iniziata sotto i migliori auspici. Pur senza mostrare le fragilità viste a Verona, la Dea ha pagato dazio a un'imprecisione difensiva nel primo tempo. De Roon non è salito in tempo con la linea, sanando la posizione di Joao Pedro su un fuorigioco inizialmente sbandierato ma poi corretto dal VAR: 0-1 e inerzia tutta per gli inglesi. Maresca, discepolo di Guardiola, ha imbrigliato la manovra nerazzurra con un centrocampo fluido, dove James e Caicedo si alternavano per chiudere le linee, mentre Acheampong e lo stesso Caicedo montavano una guardia spietata su Lookman, l'osservato speciale, rendendo sterile il possesso atalantino nella prima frazione.
IL RUGGITO DI SCAMACCA – La svolta, come spesso accade con questa Atalanta, è arrivata nella ripresa, grazie a una crescita collettiva impressionante e alla fame dei suoi tenori. Gianluca Scamacca aveva gli occhi puntati addosso, compresi quelli di Leonardo Bonucci, inviato in tribuna da Gattuso per monitorare il centravanti azzurro. La risposta è stata da leader: dopo aver lavorato di sponda e cercato un colpo di tacco visionario murato da Chalobah, il numero 9 ha trovato il suo primo, pesantissimo gol nella coppa più prestigiosa. Un colpo di testa rabbioso, su assist al bacio di De Ketelaere, che ha fatto esplodere lo stadio e cancellato i legni di Francoforte.
IL CAPOLAVORO DI CHARLES – Se Scamacca ha suonato la carica - ripercorre l'impresa La Gazzetta dello Sport -, Charles De Ketelaere ha dipinto calcio. Dopo un avvio timido, il belga si è acceso devastando la fascia di competenza e trasformando Cucurella nel suo bersaglio preferito. Prima ha servito l'assist del pareggio seminando il terzino spagnolo, poi, all'83', ha messo il sigillo sulla partita con un'azione personale da cineteca: scatto felpato e leggiadro dalla trequarti, corridoio centrale imboccato con eleganza e palla in rete per il 2-1 finale. Un mix di tecnica e potenza che ha steso un Chelsea incapace di reggere il cambio di passo.
MURO KOSSOUNOU – Non si può raccontare questa vittoria senza citare la fase difensiva. Se Carnesecchi è stato decisivo nel finale su Garnacho e Joao Pedro, la palma del migliore dietro va a Kossounou. Il difensore è salito in cattedra diventando un gigante insuperabile, capace di sbarrare ogni linea di tiro agli avversari quando il Chelsea, pur senza alzare i ritmi e affidandosi a un palleggio sterile, ha provato a reagire. Maresca e i suoi campioni tornano a Londra con la quarta sconfitta nelle ultime cinque trasferte europee: l'Atalanta ha avuto semplicemente più voglia di vincere, dimostrando che il cuore e l'organizzazione possono colmare qualsiasi gap economico.
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