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L'Italia non ha nessun Kylian Mbappé all'orizzonte e un solo fuoriclasse. Ma non ci sono giustificazioni a troppe scelte di mercato: Locatelli ancora a Sassuolo lo specchio del coraggio che manca

L'Italia non ha nessun Kylian Mbappé all'orizzonte e un solo fuoriclasse. Ma non ci sono giustificazioni a troppe scelte di mercato: Locatelli ancora a Sassuolo lo specchio del coraggio che mancaTUTTO mercato WEB
domenica 11 aprile 2021, 08:01Editoriale
di Marco Conterio
Nato a Firenze, il 5 maggio 1985, è caporedattore e inviato di Tuttomercatoweb.com. Già firma per Il Messaggero, è stato speaker per Radio Sportiva e RMC Sport

Gianluigi Donnarumma è il vero grande campione del calcio italiano. L'unico, se pensiamo al pallone che verrà e a quello che sarà. Solo che sognare d'esser portiere è per pochi, seppur possa indirizzare la strada e la carriera di alcuni. Come è stato per Dino Zoff, come per Gianluigi Buffon. Stelle polari che sono state ispirazioni e ambizioni, chimere per tutti tranne che per uno. Per due. Per Buffon e per Donnarumma. Ma in campo? Con la nove, con la dieci, il centrale, il mediano. Chi è la stella? Federico Chiesa e Nicolò Barella sono quelli che oggi si avvicinano al giocatore di livello internazionale e non è blasfemo chi looconsidera uno dei migliori del panorama europeo. Però, senza panegirici, Barella non sarà mai tra i grandi in lotta per il Pallone d'Oro, per quanto potrà essere un perno dell'Inter, suo capitano, dell'Italia e via discorrendo. E lo stesso dicasi per Chiesa. No, il nostro paese non ha un campione, ma in questo non c'è nulla da imputare alla perduta scuola calcio nostrana. Quali congiunzioni astrali abbiano portato un norvegese, Erling Haaland, e finora non ce n'era stato nessuno nella storia, un canadese, Alphonso Davies, un sudcoreano, Heung-Min Son, un egiziano, Mohamed Salah, a finire tra i migliori nel globo non è questione di catena di produzione ma solo di benedizione.

Il campionato di Ibra e Ronaldo E in fondo questi ragazzi son degli unicum. Vero che il calcio scandinavo è in forte ascesa e che è pure un panorama che l'Italia, non v'è da stupirsene, l'ha scoperto in ritardo. Però tra i grandi svedesi del calcio che fu e Zlatan Ibrahimovic non c'è stata nessuna linea di congiunzione ma solo la costellazione del talento. E' vero che la MLS sta producendo grandi atleti e dunque, per percentuale ma anche per una filosofia che adesso sta diventando più europea che universitaria, anche calciatori di livello. Solo che Davies, che nasce in Africa, che vola in Canada, cresce in una terra di hockey. A Vancouver uno così non l'avevano mai visto e chissà se capiterà ancora. La domanda, allora, per il calcio italiano, non deve essere 'perché qui non c'è nessun Haaland' o 'nessun Davies'. Quella è fortuna, però non può essere una giustificazione. L'Italia è stata sempre terra di grandi difensori e di numeri 10. Dopo la generazione di Chiellini, di Bonucci, chi c'è?

I sogni dei bambini Le stelle del calcio italiano che verrà oggi si chiamano Federico Chiesa, Nicolò Zaniolo, come detto Nicolò Barella e Moise Kean che far emigrare è stata una benedizione economica per le casse della Juventus ma la fotografia pure di quanto ci sia l'assoluta voglia di non perdere questi ragazzi. In Inghilterra non ha sfondato mentre in Francia sta dimostrando d'essere maturato. E' questa la classe su cui costruire il futuro, è questa una generazione su cui puntare per il domani. Però, non giriamoci attorno. Il bambino compra la maglia di Ronaldo o di Chiesa? Di Lukaku o di Barella? Di Ibrahimovic o di Donnarumma? E se proprio pensiamo al PSG, di Mbappé, Neymar, o di Kean? L'Italia avrebbe bisogno come il pane d'incrociare le dita e di pescare nei suoi quartieri un nuovo talento. Solo che lì si gioca poco, il nostro sta diventando un calcio dove la tattica continua a essere esasperata e dove il talento, vero e puro, non s'allena più tra i giovanissimi. Ieri ha esordito nel Parma un imberbe 2004, Chaka Traoré, mentre nel Borussia Dortmund è titolare in Champions un 2003, Jude Bellingham.

Strategie di mercato E' una storia antica, detta, ridetta, vista, sofferta. Chiediamo solo più coraggio. Un buon amico, e ottimo dirigente, ribatte dicendo che per salvarsi il Genoa ha preso Strootman e messo in panchina i giovani. Che chi sui ragazzi punta, in Italia, sbatte contro la realtà, che si chiamino Kulusevski o Mihaila. La Serie A è la terra di Ibrahimovic e Ronaldo, ma viceversa è pure quella che in Europa esce col Porto o con lo Shakhtar. Dove sta, allora, la strada giusta? Non nel coraggio a prescindere, perché il nostro è un calcio che presenta sempre il conto e dove non si può azzardare a scatola chiusa. Però perché Manuel Locatelli, che ha avuto un barlume d'occasione al Milan, deve essere ora considerato la promessa su cui puntare quando all'estero c'è chi, senza scomodare Mbappé, alla stessa età è da anni che gioca da protagonista? Il Real Madrid ha preso Federico Valverde, un anno in prestito e stanotte ha giocato il Clasico. Perché, per fare un esempio, il Napoli ha preso ottimi mestieranti come Diego Demme e Stanislav Lobotka anziché andar a prendere un ragazzo dal Sassuolo come Locatelli? La strada giusta, quella perfetta, è quella scelta dall'Inter per Alessandro Bastoni. Una stagione d'apprendistato e poi il grande salto. Che ci fa Samuele Ricci ancora in Serie B? Perché Alex Meret è costretto a fare spesso il secondo a Napoli? L'Italia ha un solo grande fuoriclasse, Donnarumma. Ma non si scordi che i Mondiali li ha vinti anche coi Grosso, coi Materazzi, che non hanno mai avuto il pedigree dei campioni. Però hanno avuto una cosa. Un'opportunità, a grandi livelli.

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