Dalle macerie nascono i fior: l'Italia campione, Luis Enrique e tutti i vincitori di Euro2020

Due uomini, uno stadio, una rivincita. Un solo trionfatore. Ventinove anni dopo, finalmente un pezzo di quella Sampdoria fermata a un passo dalla leggenda è campione d’Europa: con il vecchio Wembley sono stati demoliti anche gli incubi di Roberto Mancini e Gianluca Vialli, che hanno regalato a tutta l'Italia quegli "attimi di gioia trascendentale" tanto cari a Nick Hornby. Per Gareth Southgate, invece, continua la maledizione dei calci di rigore; dopo aver sbagliato quello decisivo nella semifinale contro la Germania nel 1996, perde anche da CT e ancora una volta in casa. Un nuovo "Wembleyazo", forse più difficile da digerire per tante ragioni. E così "Football almost comes home, before booking a ticket to Rome" (per dirla come l'Irish Times), in modo assolutamente meritato: premiato un percorso meraviglioso, caratterizzato da risultati inimmaginabili e a tratti insperati. Quello che è riuscito a costruire il Mancio in appena tre anni va oltre le più rosee aspettative: ha saputo dare fiducia, entusiasmo, mentalità e soprattutto un'anima e un gioco a un ambiente devastato dalla mancata qualificazione al Mondiale 2018.
Dopo ogni Medioevo, c'è sempre un Rinascimento - Da quelle macerie, passo dopo passo, è nato un capolavoro, che porta la firma di un gruppo vero, coeso. Una squadra che sin dall'esordio aveva la certezza di poter arrivare fino in fondo. Una corazzata invincibile in senso letterale, impossibile da scalfire. L'11 luglio diventa così il giorno tricolore per eccellenza: nel 1982 il trionfo Mundial, stavolta una vittoria attesa 53 anni. Gli azzurri si sono ripresi quello che il destino, sotto forma di golden gol, aveva negato loro nel 2000. Una festa straordinaria per un popolo che forse più di altri ha sofferto negli ultimi 18 mesi, sublimata dagli abbracci e dalle lacrime dei due amici eterni (Vialli&Mancini, tutto attaccato), dalle prestazioni monumentali di capitan Giorgio Chiellini, di Jorginho (che centra l'accoppiata Champions-Europeo) e Federico Chiesa, ma soprattutto dalle parate di Gianluigi Donnarumma, imbattibile nelle serie dal dischetto (cinque su cinque, solo Reina ha fatto meglio). A 22 anni entra nell'Olimpo dello sport continentale e mondiale e adesso si prepara ad affrontare una nuova tappa della sua carriera, la più difficile perché lontana dal nido e carica di pressioni e aspettative.
I protagonisti - Euro 2020 è appena terminato e siamo tutti un po' più tristi. Forse perché abbiamo paura di perdere la "normalità" ritrovata, di dimenticare in fretta questi giorni di esaltazione collettiva, di tripudio e passione. È stata una competizione ricca di emozioni autentiche, di momenti intensi e carichi di significato. C'è stata la grande paura per Christian Eriksen e l'ammirazione per i compagni, che hanno fatto scudo in quei minuti tremendi nel tentativo di difendere l'amico da occhi e telecamere indiscreti. Il gruppo prima di tutto: la Danimarca ha sfiorato un'altra impresa leggendaria riemergendo da quell'abisso con carattere e orgoglio, con le qualità dei veri campioni. C'è stata, poi, la straordinaria lezione - di sport e di vita - di Luis Enrique. Un signore come pochi, costretto a sopravvivere a un dolore enorme e a cui non si può non voler bene. È stato l'unico a mettere in difficoltà l'Italia per più di 45' e il primo a complimentarsi a fine partita, nonostante l'umana delusione per la sconfitta. A un passo dal sogno, ma quella malinconia che porta nell’anima e che si intravede nello sguardo non lascia spazio per rimpianti e polemiche.
Incubi e ottimismo - C'è stata, soprattutto, la notte di Wembley. Un'altra notte magica, che nessuno dimenticherà. La notte della rinascita, in cui il calcio italiano è tornato protagonista e lo ha fatto nel modo forse più bello: festeggiando a casa di Sua Maestà e ricordando agli inventori di questo gioco meraviglioso che si può trionfare in tanti modi. Noi sappiamo farlo e lo abbiamo dimostrato ancora una volta, infliggendo l'ennesima mazzata all'Inghilterra, per cui siamo ormai un vero spauracchio ma che, dopo una semifinale Mondiale e una finale Europea conquistate con dei gruppi giovanissimi, può guardare al futuro con grande ottimismo. Nel corso del torneo abbiamo dominato, sofferto e superato le difficoltà, con la forza delle idee e con una grandissima voglia di vincere. E finalmente siamo (di nuovo) campioni d'Europa.
