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Lettera al 2021, per un abbraccio d'amore su degli spalti pieni

Lettera al 2021, per un abbraccio d'amore su degli spalti pieniTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
venerdì 1 gennaio 2021, 00:05Il corsivo
di Marco Conterio

Cosa vuoi chiedere, dal fondo del pozzo, se non aria, luce, acqua, libertà? Scrivere del duemilaventi è vergare parole retoriche, fatte di disperazione, oppressione. Di quella sensazione di aver sprecato il tempo, che sa sfuggire infido sotto le nostre mani vuote. Ricordare il duemilaventi è sentire il suono del silenzio. La paura di morire che riecheggia, umana, vera, nuda, cruda. Vicina come non mai, invisibile e per questo ancor più tremenda. Soli nel nostro pozzo, con l'acqua alla gola. Il duemilaventi, in lettere, lungo e infinito, ha colpito spesso i nostri cari, le nostre memorie. Ha svuotato le strade, gli stadi, i negozi. Ha messo in ginocchio uomini e famiglie. Cosa vuoi chiedere, al duemilaventuno, se non che asciughi il ricordo e lo vaccini con una nuova speranza? Abbiamo imparato a guardarci dentro, nei nostri silenzi e nelle nostre angosce. Abbiamo capito che insieme, è una storia diversa. E' una vita diversa perché quello è vita. E' aria, luce, libertà. Sicché al duemilaventuno chiediamo un'immagine, una soltanto, affinché questo ricordo tremendo finisca di albergare le nostre anime e i nostri pensieri ogni giorno, ogni ora, ogni respiro mascherato.

Un abbraccio d'amore su degli spalti pieni. Un uomo e una donna, un uomo e un uomo, una donna e una donna, un vecchio e un bambino. Una bandiera, una sciarpa, a squarcia gola, bicchieri al vento, lacrime di gioia, la voce che si strozza, la rete che si gonfia, l'altro che si dispera ma che poi torna a sperare. Un solo desiderio che ne racchiude altri mille. Perché la vita che abbiamo vissuto in questi mesi è un surrogato di realtà e con lei anche questo calcio. Pedate ed echi nel silenzio, avanti popolo alla riscossione dello stipendio e null'altro. Ma così doveva essere e così è stato, nel minor doloroso dei modi. Però quello visto fino ad oggi, primo gennaio del duemilaventuno, non è stato calcio e ancora per un po' sarà così. Però c'è luce, in cima al pozzo. Si sente l'aria fresca di una vita nuova, vaccinata da speranze concrete e vere. Si chiamano libertà. Come quell'abbraccio d'amore su degli spalti pieni. Non chiediamo altro.

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