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Vernazza alla Gazzetta: "Razzismo negli stadi, uno su cinque lo giustifica"

Vernazza alla Gazzetta: "Razzismo negli stadi, uno su cinque lo giustifica"TUTTO mercato WEB
© foto di DANIELE MASCOLO
giovedì 8 febbraio 2024, 09:57Rassegna stampa
di Paolo Lora Lamia

Il razzismo negli stadi è tornato un tema forte dopo il caso Maignan a Udine. Ne ha parlato il giornalista Sebastiano Vernazza, in un fondo su La Gazzetta dello Sport: "Il 18 per cento degli italiani pensa che insultare un giocatore per le sue origini, urlargli “negro” o “zingaro”, per esempio, sia “un elemento del tifo”. Il 16 per cento crede che lo stesso possa dirsi a proposito delle banane o dei versi della scimmia rivolti a un giocatore di colore. Sono gli esiti sconcertanti di un sondaggio condotto da Swg, istituto che dal 1981 interroga il Paese sulla politica e sulle questioni di attualità. Sono state interpellate 800 persone, tutte maggiorenni, sul territorio nazionale".

Prosegue: "In parole chiare: lo stadio come zona franca, al di sopra di ogni legge. Là dentro facciano come gli pare, tanto... È il brodo di coltura del razzismo. Quel 16-18 per cento pensa che sì, in fondo, gli urlatori razzisti sui campi da pallone sono ragazzi, che danni volete che facciano con i loro comportamenti sbagliati, al massimo vogliono innervosire gli avversari, i guai veri sono altri. Quel 16-18 per cento è il sottofondo o il sottovuoto che alimenta il razzismo, che lo accetta come male minore finché si limita a gesti, suoni e parole, salvo indignarsi (forse) quando si sconfina nella violenza".

In chiusura: "Per fortuna, alla domanda su Mike Maignan, il portiere del Milan che a Udine ha lasciato il campo perché stufo di esser bersaglio di razzismo, le risposte sono state plebiscitarie: per il 47 per cento ha fatto bene a uscire dal terreno e ha sbagliato a rientrare; per il 41 per cento è stato giusto che se ne sia andato e poi sia ritornato. Il restante 12 per cento ha però insistito con la noncuranza: è su questa insensibilità che bisogna lavorare. Lo Stato deve avere la forza e il coraggio di rimettere piede nelle curve. Non è concepibile che certi settori dello stadio siano esentati dall’osservanza delle regole, come se godessero di un’assurda immunità".

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