Il mercato non risolve il caso, Conte forse sì: Eriksen-Inter, insieme per forza. Può ancora andare bene

Conte contro Conte. Il primo non vedeva Christian Eriksen regista, il secondo (sempre la stessa persona, ça va sans dire) l’ha lanciato da poche partite a questa parte. E il danese sta rispondendo da protagonista. Forse scrivendo un nuovo capitolo della sua fin qui non fortunatissima avventura all’Inter.
Milioni e difficoltà. L’arrivo del fantasista dal Tottenham è un buon compendio di quel che il 2020 ha rappresentato per i nerazzurri. Un affare di primo piano, oneroso nonostante il contratto in scadenza dopo sei mesi, nei piani che avrebbero dovuto essere ambiziosi della società guidata sul mercato da Marotta e Ausilio. Poi, il cambio di marcia, le indicazioni dalla Cina ed Eriksen che diventa quasi un rimorso: non per il valore del giocatore, ma se solo alla Pinetina avessero saputo in anticipo come sarebbero cambiati i piani, probabilmente un investimento di quel tipo sul mercato invernale di un anno fa non sarebbe stato fatto. Da lì, qualche passo falso e più di un’incomprensione: Eriksen in primis non ha quasi mai offerto, almeno fino alle ultime uscite, grandissime prestazioni. Mentre Conte ha avuto difficoltà a inserirlo nel suo piano di gioco. Tanto che il 2021 era iniziato con un riferimento piuttosto esplicito di Marotta alla sua situazione, con una netta apertura a un’eventuale cessione.
Tante voci, alla fine insieme per forza. Forse va bene così. Alle parole dell’ad sono seguiti interessamenti e trattative. Di fatto, nulla di così concreto da portare a una cessione, sicché Eriksen alla fine è rimasto a Milano. Con Conte, e la necessità di dare un posto in rosa al secondo calciatore più pagato in rosa, il cui curriculum peraltro parla da solo. Così, l’inversione di marcia: ecco Eriksen in cabina di regia, poi il gol nel derby in Coppa Italia che forse pone le basi di una nuova storia. All’improvviso, un altro percorso è possibile, forse anche facilmente immaginabile. Da regista, dove Conte non lo vedeva. All’Inter, dove nessuno lo immaginava più.
