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La Juve pensa ad Audero. Anche per risolvere un annoso problema, molto concreto

La Juve pensa ad Audero. Anche per risolvere un annoso problema, molto concretoTUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
martedì 13 aprile 2021, 16:30Serie A
di Ivan Cardia

Emil Audero primo nome per la porta della Juventus, come vice Szczesny, in caso di separazione da Gianluigi Buffon a fine stagione. È questo lo scenario che riguarda i pali della Vecchia Signora. Un gradimento, quello nei confronti del portiere oggi alla Sampdoria, dettato in primis dalle buone prestazioni di Audero. Ma anche dal fatto che andrebbe ad “allungare” la rosa: quello dei calciatori formati in casa, del resto, è un annoso problema in casa Juve. Soprattutto in Champions League.

Come funziona. Prima di tutto, il quadro delle regole. All’apparenza simili, a conti fatti molto diverse. In Serie A sono più flessibili: per essere formato nel club (club trained player, CTP) un calciatore deve aver trascorso in società, tra i 15 e i 21 anni, almeno 3 anni, anche in maniera non continuativa, o comunque 3 stagioni sportive. In Italia questo lasso di tempo è considerato legato alla “proprietà” del cartellino (termine obsoleto, ma che rende l’idea), per cui anche giocatori che in quei tre anni siano stati in prestito altrove sono considerati CTP. È il motivo per cui, per esempio, fino alla scorsa stagione la Juve ha potuto indicare Daniele Rugani (oggi in prestito al Cagliari) come calciatore formato nel proprio vivaio. In Serie A, non in Champions. La normativa UEFA è formalmente identica, ma in sostanza cambia tutto: nei tre anni, continuativi o meno, il calciatore deve essere stato tesserato per il club per essere considerato CTP. Ecco spiegato perché, da qualche stagione a questa parte (dall’addio di Marchisio in poi), la Juve ha potuto inserire il solo Carlo Pinsoglio nell’apposito elenco.

Un limite annoso. E concreto. A oggi, come detto, il terzo portiere è l’unico calciatore CTP che la Vecchia Signora possa vantare in lista Champions, su quattro slot utilizzabili. Non è soltanto un problema teorico, anzi. È molto pratico, perché di fatto comporta che i bianconeri abbiano affrontato la competizione con tre giocatori in meno rispetto al numero massimo di 25 ipoteticamente disponibile. Quando si parla di panchina corta. Per la cronaca, la Juve nell’ultima edizione non ha neanche potuto pescare granché dalla lista B, quella in cui vengono inseriti i calciatori Under 21, a patto però che abbiano disputato almeno due stagioni del club. Requisito che in questa stagione non rispettavano i vari De Ligt, Frabotta e Kulusevski, che pure a livello di età sarebbero stati eleggibili. Ipotizzando che diventi parte integrante della prima squadra, dalla prossima stagione questo apporto potrebbe darlo per esempio Radu Dragusin, classe 2002 e dal 2018 bianconero. E i CTP? Con Audero in aggiunta a Pinsoglio, la Juve recupererebbe uno slot. Utile per allungare la rosa in altri reparti. Per quanto spiegato sopra, non accadrebbe lo stesso con un ritorno di Rugani, almeno non in Champions. Un altro posto in lista sarebbe recuperabile con l’eventuale riacquisto di un certo Moise Kean: potrebbe andare in lista B l’anno prossimo, e poi sarebbe comunque un calciatore formato nel vivaio. Aspettando (se arriverà) l’inversione di rotta nelle stagioni successive: per quanto sia complicato formare in casa un calciatore all’altezza di giocare nella prima squadra della Juventus, resta uno dei principali errori strategici commessi alla Continassa negli ultimi anni.

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