Tra Atalanta e Verona, Sutalo si racconta: "Italia rimasta nel cuore, vorrei tornare"

Perché il Belgio e lo Standard Liegi? Lo racconta Bosko Sutalo, difensore croato sbarcato per la prima volta in Italia, all'Atalanta, più di cinque anni fa, riuscendo a tagliare il traguardo del nono posto in classifica con il Verona di Igor Tudor nel 2021-22. Sul più bello fece le valigie e lasciò tutto per un ritorno in Croazia, a giocare alla Dinamo Zagabria, fino alla scorsa estate. La sfida in Jupiler Pro League dai rosso-bianchi: "Avevo bisogno di un cambiamento dopo aver subito gravi infortuni", esordisce Sutalo in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb. Ripercorrendo i suoi passi tra Serie A e avventure all'estero, ricordando due maestri incontrati lungo il percorso. Con un desiderio espresso per il suo futuro.
Lo Standard Liegi. Come ti stai trovando lì e come procede la stagione?
"Ho ricevuto la chiamata di Ivan Leko e dello Standard e ho ritenuto che fosse una buona scelta in quel momento per ritrovare continuità nel gioco e tornare alla forma che avevo prima dell’infortunio. È iniziato tutto molto bene, sono entrato nella stagione con tanta voglia e motivazione, e la prima parte della stagione è andata benissimo, mentre nella seconda ho avuto qualche piccolo infortunio che mi ha un po’ fatto perdere il ritmo, ma guardando tutto nel complesso... devo dire di essere soddisfatto".
Avevi 20 anni quando sei stato acquistato dall’Atalanta, ma l’avventura a Bergamo non è andata proprio come speravi? Hai avuto diversi infortuni che ti hanno bloccato…
"Direi che sono arrivato all’Atalanta molto giovane e inesperto, in un’Atalanta che all’epoca giocava un calcio straordinario e aveva grandi giocatori. Naturalmente non mi sono arreso, ho creduto in me stesso e alla fine ho ricevuto la fiducia di mister Gasperini, che mi ha fatto giocare in alcune partite, anche importanti. Però penso che anche l’infortunio abbia influenzato l’andamento generale".
Sei arrivato in Italia a gennaio 2020, poco prima che scoppiasse il Covid. Che difficoltà hai avuto?
"È stato un periodo difficile, soprattutto perché ero appena arrivato ed ero giovane, ma d’altra parte posso trarne anche degli aspetti positivi. Ho conosciuto meglio i compagni di squadra, visto che siamo stati insieme in quarantena per 50 giorni, il che ha molto aiutato i rapporti in campo. Per quanto riguarda l’ambientamento in città e altrove, non ho avuto problemi".
Ma perché non aspettare la fine della stagione a cambiare squadra? Volevi subito una nuova sfida?
"Ovviamente volevo aspettare l’estate per cambiare squadra. Sapete com’è, in Croazia e nei Balcani: quando arriva un’offerta di un certo valore, il club non ti lascia molta scelta. Avevo espresso il desiderio di restare fino all’estate, ma loro con le loro pressioni mi hanno spinto ad accettare il trasferimento".
Due annate problematiche e con pochi minuti all’Atalanta. Oltre agli infortuni, sono state anche altre le ragioni che poi ti hanno portato a cambiare aria?
"In due anni e mezzo tra Atalanta e Verona ho accumulato un buon numero di presenze, 41. Ma se guardiamo indietro, ero davvero inesperto per un campionato così forte. Sono tornato in Croazia e alla Dinamo soprattutto per ritrovare continuità nel gioco, e sappiamo che la Dinamo è una vera rampa di lancio. Purtroppo è arrivato un grave infortunio che ha rovinato tutto, ma così è la vita e il calcio".
Ripensando ai giorni in nerazzurro, che rapporto avevi con Gasperini?
"Ho avuto un buon rapporto. Come ho già detto, mi ha accettato e dato fiducia in alcune partite. Tutti sanno com’è il mister, a volte sembra duro e arrabbiato, ma ha buone intenzioni con i giocatori, se dai tutto e segui quello che ti dice. Posso dire che è un grande allenatore e per me è stato un onore allenarmi e giocare con lui".
Ora è andato alla Roma, ma che allenatore è stato?
"Per me Gasperini è uno dei migliori allenatori, e posso dire di aver imparato molto da lui. Sono sicuro che riporterà la Roma ai vertici del calcio europeo e nella lotta per lo scudetto".
Poi il Verona. Che ricordi hai di quel periodo? E cosa è successo con Di Francesco, esonerato dopo tre giornate...
"È stato un bel periodo, che ricordo solo con piacere. Avevamo una buona squadra che ha fatto un grande risultato quell’anno con mister Tudor. All’inizio c’era Di Francesco, e mi dispiace che sia stato esonerato così presto, perché sicuramente aveva le qualità per guidare quella squadra".
E che differenza ha fatto invece Tudor? Poi siete arrivati noni in classifica e a -6 dall’Atalanta tra l’altro. La migliore stagione dopo il 2019-20...
"È arrivato Tudor, che ha portato entusiasmo e voglia di lavorare, e ha trasmesso tutto questo alla squadra che l’ha ripagato con le prestazioni in campo. Sicuramente è merito di Tudor se abbiamo ottenuto quel risultato. Eravamo molto vicini all’Europa, e se guardiamo che il Verona era a -6 punti dall’Atalanta, allora si capisce che tutti eravamo soddisfatti".
Secondo te è l’allenatore giusto per la Juventus?
"Penso che Tudor abbia la stoffa per allenare una squadra come la Juventus. Ha molta esperienza dai club precedenti e credo possa ottenere risultati ancora migliori. Ha già conquistato la qualificazione in Champions League, ed è la prova delle sue capacità".
Hai poi vissuto due anni alla Dinamo Zagabria prima di arrivare in Belgio. Com’è stato tornare a casa, in Croazia?
"È stato bello tornare a casa dopo essere andato via così giovane. Sentivo una sorta di mancanza per non aver mai giocato in Croazia, e anche lo stile di vita mi mancava. Ma come spesso accade nella vita, certe cose non si possono prevedere, come il grave infortunio che ho avuto. Sicuramente ha influenzato il resto della mia carriera".
Qui hai conosciuto un Martin Baturina giovanissimo, aveva 18 anni. Si vedeva già la sua classe? Molti in Croazia lo hanno già etichettato come il "nuovo Modric"…
"Conoscevo già Martina da prima, e ho giocato anche con suo fratello. Martin è sempre stato un grande talento e destinato a fare grandi cose. Sta dimostrando la sua qualità e quanto sia bravo, e merita un salto di carriera. È difficile quando ti paragonano a Modric, perché ti mettono una grande pressione sulle spalle, ma lui la sta gestendo bene".
Se tutto andrà bene giocherà al Como. Credi che a 22 anni sia pronto per un salto in Serie A?
"Penso che il suo passaggio al Como sia una buona scelta. Anche se qualcuno potrebbe dire che meritava un club più importante con più storia, il Como ha grandi ambizioni per il futuro e credo che abbiano scelto un ottimo giocatore. Gioca da anni nella Dinamo, sia in campionato che in Europa, e sono sicuro che è pronto".
Ma torniamo a te: a 25 anni cosa senti? Che obiettivi ti poni in carriera?
"Ho 25 anni e al momento ho un contratto con lo Standard. Abbiamo una nuova dirigenza e direttore, e non ho ancora parlato con loro del futuro. Il mio obiettivo è sempre quello di giocare al massimo livello possibile".
Sogni ancora di esordire in Nazionale maggiore?
"Ora non penso alla nazionale perché sarebbe solo un peso. Ora sono concentrato sul club, e se lì andrà bene, spetterà al ct decidere se convocarmi o meno".
Chiudiamo con un gioco: se potessi scegliere di giocare in un altro campionato, in quale andresti?
"Sinceramente? Ora sono in Belgio, ma l’Italia mi è rimasta nel cuore. Lo stile di vita, le persone, la cultura, e soprattutto il calcio. Il mio desiderio è di tornare in Italia, ma ovviamente non dipende solo da me".
