Vieira: "Wenger, Mou e Capello maestri. Perché i giovani forti non dovrebbero giocare?"

Patrick Vieira, allenatore del Genoa, in un'intervista a La Gazzetta dello Sport si è soffermato sul suo percorso, sull'incidenza che hanno avuto su di lui i suoi vecchi tecnici e non solo: "Il mio percorso racconta che ho sempre lavorato con i giovani. A Nizza, al Crystal Palace, che era una delle squadre più vecchie della Premier, allo Strasburgo. Ovunque ho messo dentro giovani. Ma attenzione: i giovani devono poter sbagliare e la società deve essere consapevole che dando loro l’opportunità di giocare puoi anche perdere una partita. È un lavoro di anni, ma se lo accettiamo, si può fare. Penso a Venturino, a Ekhator, a uno come Masini che è bravissimo. Perché non dovrebbe giocare? A me questo non fa paura. L’equilibrio fra giovani ed esperti, però, è fondamentale. Ma di questo parleremo più avanti con il presidente, Blazquez e Ottolini. Ora voglio finire bene il campionato e penso al Napoli, una partita bellissima da vivere".
Dopo la capolista, avrete Atalanta e Bologna. Possono essere un modello per il Genoa a livello di gestione dei giovani?
"Io credo moltissimo alla stabilità, il primo passo verso il successo. Bologna e Atalanta sono anni davanti a noi a livello societario. Il Genoa è all’inizio di questo percorso, difficile fare paragoni oggi".
Ha avuto maestri importanti in carriera. Cosa ha assimilato da loro?
"Ho fatto nove anni con Wenger all’Arsenal, mi è sempre piaciuto il suo modo di essere sempre disponibile al dialogo con i giocatori, mi ha fatto crescere molto. Di Mourinho ho apprezzato la gestione della squadra sotto pressione, anche Mancini è stato importante sul piano mentale. E poi Capello, prima al Milan e poi alla Juve. Ma fondamentali sono state le esperienze nel settore giovanile di City e Strasburgo".
Gli anni da giocatore in Italia l’hanno aiutata?
"Milan, Juve, Inter. Assolutamente sì, anche quegli anni sono serviti".
