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Giudice sul caso plusvalenze: "Nessuna novità, era di moda scambiarsi giocatori a valori creativi"
"Le compravendite a valori palesemente gonfiati non sono una novità: anni fa era di moda scambiarsi giocatori a valori creativi, buoni per aggiustare i bilanci". Esordisce così nel suo corsivo per il Corriere dello Sport Alessandro Giudice, che si sofferma sul tema più caldo di questi giorni: "Oggi però il fenomeno richiama l’attenzione degli organi federali - prosegue il giornalista -. Spesso la cosmetica contabile allontana procedure fallimentari che comportano, tra l’altro, la perdita del titolo sportivo". Questo meccanismo fa sì che si fabbrichino ricavi senza partita monetaria: in questo modo "si rinvia al futuro un costo (l’ammortamento) che neutralizzerà il ricavo contabile, scritto solo su carta. Creando una plusvalenza si spalma, di fatto, un deficit negli anni successivi. Si abbellisce il bilancio oggi, appesantendolo domani". Riguardo l'indagine della Consob, Giudice sottolinea come "ogni ipotesi sanzionatoria si scontrerà, in ogni caso, con la libertà negoziale: nessuno può stabilire se siano congrui 73 milioni per Arthur e 63 per Pjanic". E dunque non è possibile in alcun modo accertare che tali plusvalenze siano fittizie.
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