Bologna, Di Vaio: "Rimpianto Jashari, due anni fa lo volevamo. Oggi italiani troppo costosi"

Marco Di Vaio, ds del Bologna, parla dei suoi inizi da dirigente da Rimini, all’evento 'Colpi da Maestro', a margine dell’apertura del calciomercato: "Potevo continuare a giocare un altro anno, ma poi il presidente ha comprato il Bologna e mi ha chiesto di lavorare nel club. Dopo l’ultimo rinnovo col Bologna era previsto già qualche anno da dirigente, poi sono partito per Montreal e non ci ho più pensato… poi ho iniziato vicino alla squadra, avevo bisogno di vivere il campo e lo spogliatoio. Poi dopo un anno e mezzo ho cambiato visione, e ho avuto la fortuna di lavorare con professionisti come Bigon, Corvino, Sabatini e Sartori. Un periodo di apprendistato ci voleva, prima di iniziare a pensare da ds. Ho rubato qualcosa da tutti: a Sabatini è stato difficile rubare l’intuito, Bigon era bravo a scegliere i giocatori, Corvino l’ho capito poco perché avevo appena smesso. E ora con Sartori stiamo facendo belle cose fortunatamente".
Come è cambiato il ruolo del ds negli ultimi anni?
"Sono cambiati gli obiettivi e i competitor, ora all’estero ci sono proprietà importanti che sono diventati competitivi e ora è difficile comprare da loro. E quando arrivi adesso su un giocatore c’è tanta concorrenza. È diventato un mercato molto complicato".
Perché non ci sono più i grandi campioni del passato?
"Vivevo in un’epoca diversa. Oggi il costo degli italiani è alto, i giovani stranieri sono più semplici da prendere. E poi c’è la questione delle seconde squadre, è lì che vengono sviluppati i calciatori. Con la seconda squadra puoi gestirli internamente, senza prestiti. Lo vedi con la Juventus, guardate quanti giocatori ha formato la Next Gen. Questa può essere la strada importante da seguire".
Bologna fra le poche a dare continuità in panchina…
"Avere continuità è un grande vantaggio. Ora noi conosciamo meglio le idee di italiano e come gestisce lo spogliatoio. Ci siamo mossi in fretta prevedendo ciò che stava succedendo in serie a. Non abbiamo avuto paura di perderlo, ma vedevamo cosa stava per succedere e noi volevamo assolutamente proseguire con lui".
Colpo mancato e orgoglio più grande?
"Un rimpianto perché potevamo prendere è Jashari, due anni fa potevamo prenderlo dalla Svizzera e ci siamo trovati contro una società che 10/20 anni fa non sarebbe mai potuta essere una concorrente, ovvero il Club Brugge. L’orgoglio è aver creato una società in cui tutti sono dalla stessa parte e dal poter dare continuità alle scelte, soprattutto dal punto di vista degli ideali di chi è al Bologna. Questo permette di creare un’anima dentro un club".
Di Vaio riceve il premio di miglior ds della scorsa stagione:
"Vincere un trofeo col Bologna dopo tanto tempo è stato bellissimo e vincerlo da dirigente è stato ancora più bello perché capisci le difficoltà che ci sono. È stata una vittoria della città, rivedere anche oggi le immagini è incredibile. Ci siamo regalati un sogno enorme, vincere è stato motivo di orgoglio e vincere il premio è da condividere con tutti, da Sartori a Fenucci fino a squadra e mister".
