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Boniek: "A Udine unione di solidarietà vera e sincera. E De Rossi non mi sorprende"

Boniek: "A Udine unione di solidarietà vera e sincera. E De Rossi non mi sorprende"TUTTO mercato WEB
lunedì 15 aprile 2024, 09:56Serie A
di Tommaso Bonan

"Il calcio solitamente divide, però di fronte a questi problemi ho visto un'unione vera, sincera, straordinaria e senza speculazioni. Sono rimasto felice che il calcio non è solo chi è più bravo dell'altro, ma è anche solidarietà. Quando guardavo la partita e ho visto N'Dicka in barella, col pollice alzato. Mi si è aperto un flash nel primo tempo quando lui ha ha subìto una gomitata pazzesca e anche lì si è accasciato, toccandosi la parte sinistra del petto tra le costole. Speravo fosse stato questo trauma ad avergli creato problemi respiratori, speravo non si trattasse di infarto. Oggi abbiamo notizie rassicuranti. Alla fine è andato tutto bene". Così ai microfoni di Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1 Zbigniew Boniek, ex attaccante di Juve e Roma e vicepresidente della Uefa. sulla grande paura per il malore occorso ieri al difensore della Roma Evan N'Dicka durante Udinese-Roma.

"Il calcio è meno violento, ai nostri tempi c'erano falli più duri. Oggi si gioca in spazi molto più ristretti. C'è molto più contatto, ma i giocatori sono più fisicati. Ogni tanto c'è qualche fatalità: quando salti di testa, non puoi farlo con le mani in tasca. Un po' devi aiutarti anche con braccia e gomiti. Il calcio è uno sport di contatto, ci sarà sempre qualche problema. Anche la gomitata del primo tempo subita da N'Dicka non è stata violenta, è un contatto che può capitare all'interno di una partita".

Sull'impatto di De Rossi alla Roma. "Daniele non mi sorprende per niente. Prima che diventasse allenatore, in un'intervista parlai di come avesse il taglio perfetto per fare il tecnico. Lo era già in campo, lo è per come parla, per come si esprime. Ieri ha fatto vedere non solo di essere un buon allenatore, ma anche un grande gestore di gruppo, un leader, sa fare le cose e sa gestire bene lo stress in una situazione così difficile. Non saprei fare un paragone con i miei allenatori del passato, ho avuto la fortuna di avere Trapattoni, poi Liedholm e Eriksson, allenatore bravissimo in campo, poi magari fuori la pensavamo diversamente".

Il ritorno di Roma-Milan. "Chi vince il primo round non è detto che vinca l'intero incontro. Il Milan è una squadra fortissima, giovedì era un po' rilassato, forse pensava di giocare contro una squadra inferiore. Il Milan non era preparato mentalmente e fisicamente, hanno fatto errori clamorosi. Senza togliere nulla alla Roma, che ha fatto una partita intelligente tatticamente, soprattutto nell'arginare la fascia sinistra rossonera. Ma dall'altra parte non ci sono state contromosse tattiche da parte del Milan. Rimane una sfida aperta: la Roma giocherà senza Cristante, che dà molto equilibrio alla squadra. Il Milan ha una tale organico che, dopo 4-5 giorni infelici, potrebbe tentare di fare il colpaccio. Prima della doppia sfida, a Roma pensavano che il Milan fosse favorito. Ora nella capitale tutti sperano che si possa passare in semifinale. Il cambio di allenatore ha portato dei chiari vantaggi. Con l'arrivo di De Rossi è cambiato tutto. I giocatori cosiddetti 'pippe' non lo sono più, anzi sono molto bravi. Mi spiace per Mourinho, ci ha dato una grandissima gioia".

La Juventus. "Con l'organico che ha a disposizione, mi delude dal punto di vista della qualità del gioco. Però è una squadra sempre tosta, in Champions League ci andranno. Possono vincere la Coppa Italia. Non hanno un gioco particolarmente bello, ma sono efficaci".

Tantissimi impegni nel calendario, si gioca troppo, stiamo raggiungendo un punto di non ritorno? "Rigiro la domanda: si gioca troppo perché lo vuole la Uefa o perché lo vogliono i club? Una volta dicevamo le formazioni delle squadre a memoria, oggi non si può più fare perché ci sono 24-25 giocatori per squadra. Ma se hai 25 giocatori a disposizione, non ci si può lamentare di giocare ogni 3-4 giorni. Perché è cambiato il format della Champions League? Perché lo vogliono i club, le squadre vogliono giocare di più per guadagnare di più. E le fonti di guadagno sono 4: diritti tv, botteghino, marketing e merchandising. Ipotesi salary cap? Se qualcuno riuscisse a proporlo, lo candiderei al premio Nobel".

Lo scudetto dell'Inter. "Si tratta solo di una formalità. Il campionato italiano rimane il più difficile d'Europa. Non ci considerano a grandi livelli per infrastrutture e stadi, non possiamo competere con la Premier League. Ma chi gioca in Italia, può giocare in tutto il mondo. L'Inter è stata un po' sfortunata nel ko contro l'Atletico, Atalanta e Fiorentina possono andare in semifinale in Europa e Conference League".

Girone di ferro per la Polonia agli Europei? "Sì, ma quest'estate passano anche le quattro migliori terze. Si può competere con tutti, è chiaro che è un girone difficile con Francia, Olanda e Austria. Però prima di scendere in campo non ho mai pensato che si possa perdere. Con Olanda e Austria possiamo fare una bella figura. La Francia è fortissima, ma i francesi ogni tanto hanno una partita in cui si distraggono, sono molto champagne. Speriamo succeda contro la Polonia".

Su Pioli. "Ogni tanto lo sento, gli faccio sempre i complimenti, ha fatto una bellissima carriera. Me lo ricordo quando si presentò alla Juve con questi capelli ricci e neri, a me piaceva stare vicino ai giovani e dar loro una mano. Siamo rimasti in buoni rapporti. Vai forte Stefano, ma speriamo che giovedì che sia De Rossi ad avere la meglio".

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