Cannavaro: "Napoli e Parma mi hanno dato pensieri fino all'ultima giornata. È andata bene"

Il vista del festival della Serie A, a La Gazzetta di Parma è stato intervistato Fabio Cannavaro: "La A è cambiata, certo. Prima era un punto di arrivo per tanti giocatori, italiani e di arrivo. Negli ultimi anni sembra più un campionato di partenza, dove uno arriva e poi magari si sposta in altri campionati europei. Prima qui tutti volevano arrivare per restarci. Ora le cose sono cambiate. E fortunatamente sono arrivati questi gruppi americani che ci hanno permesso di mantenere una certa stabilità. Perché certamente l'arrivo degli americani nel calcio italiano è stato fondamentale per il nostro movimento".
Come se ne esce da queste difficoltà?
"Bisogna cercare di tornare a puntare sui nostri giovani, di dargli fiducia. Perché se continuiamo a puntare sui talenti da scovare in giro per il mondo, valorizzarli per poi venderli, allora non si cresce. Bisogna puntare di più sul settore giovanile, quello adesso un po' ci manca. Ed è un peccato perché noi siamo un Paese che ha sempre avuto una base di giocatori importanti, abbiamo sempre sfornato talenti veri".
Parlando della serie A che sarà, c'è molta provincia al fianco dei grandi club. Sono state promosse Pisa, Sassuolo e Cremonese. Più le altre già in A...
"In provincia l'ambiente è solitamente più tranquillo e si può lavorare meglio. Non c'è la fretta e l'urgenza di raggiungere certi obbiettivi e così arrivano in serie A queste realtà".
Il Napoli ha vinto lo scudetto e il Parma alla fine è riuscito a salvarsi.
"Fa piacere, è normale. Quando la squadra della tua città vince il campionato, vedere la festa, la gioia, è fantastico. E il Parma che si salva anche. Perché ero in pensiero alla fine del primo tempo dell'ultima giornata. Mi sembrava di rivivere quello che avevo l'anno scorso con il Frosinone, con l'Udinese che sembrava la vittima sacrificale. È anadata bene invece e alla fine il Parma si è salvato. Diciamo che è andata bene alle squadre che stavo seguendo".
Come si vede, adesso, nel mondo del calcio?
"Faccio l'allenatore. Da quando sono rientrato dall'Asia ho fatto fatica a trovare progetti che mi permettessero di lavorare bene. Perché sono sempre dovuto subentrare a delle situazioni complicate. Terzo allenatore, secondo allenatore... Situazioni difficili. Soprattutto tra Benevento e la Dinamo. Momenti e situazioni diverse. A Benevento era veramente difficile mentre la Dinamo era solo una questione di motivazioni, perché vincevano da tanti anni ma avevano pochi stimoli. Si vedeva che mancava quella fame che fa la differenza per vincere le partite. Perché non vinci solo se hai talento, servono anche altre cose. Futuro? Vorrei avere un'esperienza dove poter iniziare a lavorare normalmente, restando in panchina dall'inizio e soprattutto senza andare a provare a risolvere i problemi degli altri".
