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Derby Scudetto - I pensieri del tifoso dell'Inter prima del match più importante

Derby Scudetto - I pensieri del tifoso dell'Inter prima del match più importanteTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
domenica 21 febbraio 2021, 08:15Serie A
di Alessandro Rimi

Il blu e il nero della notte, le prime luci del mattino, l'azzurro che assume un colore sempre più vivo, le prime voci, i primi rumori, le saracinesche che vanno su, sali le scale, scendi le scale, i profumi che affondano nelle narici, l'odore del primo di tanti caffè, uno sguardo ai gagliardetti sospesi sulle mensole dei liquori al Baretto. Quanti ricordi, tanti, troppi, quanti giorni ad aspettare il giorno. Definitivo. Un occhio alle prime dei giornali, sfogliare e approfondire numeri, statistiche, tabù da abbattere. Eccola, la classifica: dice derby, dice anche prima contro seconda. Quanto tempo è passato dall'ultimo incrocio così pesante coi cugini. Quante lacrime, quanta tensione, quanta paura, quanta gioia, quanti sorrisi, quante birre insieme agli amici a festeggiare, quante facce congelate, quanti sguardi che non dimenticherai mai. Ma come fai a spiegare una vita intera lì in curva nord, a vederla tremare dal secondo anello arancione, a godere della stasi assoluta di fronte, pietrificato quando invece ti sbattono in faccia le bandiere, con quel rosso straniante che non ti appartiene perché a Milano i colori ammessi sono due e due soltanto, trascinato da un vortice di battiti, l'aria che all'improvviso viene a mancare, mille respiri mozzati. Il primo quando arrivi a San Siro, quando lo guardi dal basso verso l'alto e ti sembra eterno come il Duomo, come tutte le cose che in fondo esistono da sempre e non hanno un'età. Lo guardi, è casa, la seconda, o forse la prima. Non esiste un'emozione mai sperimentata là dentro, le hai provate, sentite, assorbite tutte. Nel bene e nel male, certe cose non si possono dimenticare. Sono i veri tatuaggi permanenti, incisi nel sangue, nella testa, nell'anima. Questa volta però entrare non si può, ma qualcosa si potrà pur fare. Con la Juventus ha portato bene, nel derby in Coppa Italia anche di più.

Non si entra, ma quei ragazzi devono saperlo che i tifosi dell'Inter ci sono lo stesso. Devono saperlo che sono tanti e uniti, che si faranno sentire, che si stringono attorno a chi indossa la maglia, a chi per l'ennesima volta sta andando in battaglia per vincere. E per cosa sennò? Striscioni, canti, urla, fuochi d'artificio, in attesa che passi il pullman, energia positiva. Verrebbe da abbracciarsi, ma neanche questo si può. Maledetto Covid. Passerà, prima o poi. Guardi un attimo il calendario sul cellulare, ancora una volta: dice derby. È sicuro, è il giorno più importante. Più importante di tanti altri. E comunque conta il presente, conta dove si va adesso e, adesso, l'opzione è una soltanto: restare lassù, provare ad allontanarsi. Ma quando ti ricapita... Lo hai sentito? Ha fischiato. È iniziata. Si comincia. Finalmente.

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