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Incubo trasferte, motivazioni e leader, modulo sempre uguale. Inter, il futuro di Inzaghi è in bilico

Incubo trasferte, motivazioni e leader, modulo sempre uguale. Inter, il futuro di Inzaghi è in bilicoTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 27 febbraio 2023, 07:15Serie A
di Ivan Cardia

Dalle stelle alle stalle, nel giro di pochi giorni. L'Inter passa dal successo sul Porto alla debacle di Bologna con una disinvoltura ben poco invidiabile. È il film di una stagione intera, nella quale lo scudetto è una chimera ormai andato da tempo. Troppo, anche al netto dello straordinario e imprevedibile exploit del Napoli: tra non vincerlo e guardarlo da distanza siderale c'è differenza. A colpi di docce fredde una dietro l'altra, proprio quando la svolta sembrava dietro l'angolo. Pazza Inter amala? Sì, ma fino a un certo punto.

Alti e bassi. La stagione dei nerazzurri di Simone Inzaghi è indecifrabile. Da inizio 2023 batte le grandi e perde con le piccole, ma nella prima parte del campionato accadeva esattamente il contrario: tonfi con le big e percorso netto con le altre. Trovare un filo conduttore diventa impossibile, se non cercando lontano da San Siro.

Le trasferte sono un incubo. Cinque sconfitte su dodici gare, più i pareggi di Monza e Genova: fuori casa l'Inter ha raccolto 17 punti su 36. È un ruolino di marcia da metà classifica, tutte le grandi e anche qualche "piccola" hanno fatto meglio. Il dato è preoccupante se si guarda a metà marzo: Lautaro e compagnia si giocheranno i quarti di finale al Dragao. Buttare alle ortiche l'1-0 dell'andata è questione di un attimo, un rischio che nessuno può permettersi.

Le motivazioni e i leader. Proprio il 10 argentino, dopo la sconfitta di ieri, si è fatto sentire: "Così non andiamo da nessuna parte". Quanto alle motivazioni: "Se non le hai in un club come questo, non puoi giocare a calcio". Parole da leader, e infatti Lautaro ha chiuso la partita da capitano. Piccolo dettaglio: non l'aveva iniziata con quella fascia, sul braccio di Brozovic per gerarchie numeriche. Perché non è stato il croato ad affrontare le telecamere? Non è un giocatore prodigo di dichiarazioni, ma il capitano deve metterci la faccia: Lautaro l’ha fatto e, forse complice il mondiale, la sua affermazione come leader è sotto gli occhi di tutti. Quanto alle motivazioni, viene difficile dare torto al Toro, ma il quadro resta quello di cui sopra. E forse proprio nel gruppo sta uno dei limiti di una squadra che troppo spesso sbanda all'improvviso, pur rimanendo sempre sé stessa a livello tattico.

Monocorde. È l'Inter del 3-5-2 ereditato da Conte e apprezzato da Inzaghi, scelto anche per senso di continuità rispetto al predecessore. È l'Inter che non ha giocatori avvezzi a saltare l'uomo e che suona il medesimo spartito tattico a prescindere da interpreti e avversari. L'Inter è quella, cambia soltanto il livello della prestazione. E così si torna lì: se gioca una grande partita, vince. Altrimenti no, agli avversari basta poco per studiarla e una giornata no è sufficiente per approfittarne. Di tutte, è una delle critiche più frequenti rivolte a Inzaghi, chiamato a cercare risposte in tempi non lunghissimi.

Futuro in bilico? Il contratto, scadenza 2025, dice di no. All'indomani della vittoria sul Porto sembrava, di nuovo, quasi impensabile. Più che scacciare le nuvole, però, quel successo le ha soltanto diradate un po'. E rieccole affiorare sotto il vento e la pioggia di Bologna. Da ieri, l'Inter è di nuovo una passeggera qualsiasi del treno Champions, non certo una locomotiva che prova a scappare via dagli altri vagoni. Per tanti motivi, molti dei quali li trovate sopra, i dubbi affollano viale della Liberazione. Decideranno i risultati, come sempre, ma l'impressione è che dopo il Dall'Ara debbano essere ancora migliori rispetto a prima. Curioso che gli interrogativi tornino d'attualità dopo un incrocio con Thiago Motta: PSG permettendo, l'italo-brasiliano è un'ipotesi che sarebbe esplorata in caso di addio a fine stagione.

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