Italiano, addio maledizione finali: le perde (o le vince) solo chi ci arriva

"Non potevo perdere la quarta finale”. E allora non era solo una questione giornalistica. Vincenzo Italiano ha smontato la maledizione delle finali. E ha chiarito che in qualche modo gli pesava. Nella conferenza stampa successiva alla vittoria della Coppa Italia con il suo Bologna, il tecnico rossoblù è tornato sull’argomento in più di un’occasione. Ha spiegato che l’idea lo ha caricato, che il sugello mancava e serviva: “Non è che se arrivi in finale e non vinci sei perdente”.
Le perde, o le vince, solo chi ci arriva. È la grande verità delle finali. A Firenze gli hanno rimproverato le tre perse, e dopo il ko con il Betis ci si è accorti che non era mica scontato averle giocate. È il motivo per cui fanno, comunque, curriculum: Ancelotti ne ha vinte tante ed è il più grande, ma di Allegri si ricordano ancora le due finali Champions raggiunte con una Juventus lontana dalle big europee, e lo stesso varrà per Inzaghi con l’Inter, anche se non dovesse vincere la prossima del 31 maggio. Il secondo, nella vulgata, è il primo dei perdenti. Un modo di capovolgere la narrazione: per uno che gli sta davanti, decine lo inseguono e invidiano. E poi bisogna anche vedere con quali presupposti ci è arrivato, a quella finale.
E adesso? Il gioco si fa interessante. Italiano piace al Milan e non solo al Milan, nelle prossime due giornate proverà a bissare - complicato - la qualificazione Champions di Thiago Motta, con la consapevolezza che, comunque vada, per il secondo anno di fila il Bologna giocherà in Europa: non accadeva dal 2000, venticinque anni fa. Con il primo trofeo in bacheca, l’allenatore nato a Karlsruhe entra nel novero degli allenatori di questa Serie A che in carriera hanno vinto qualcosa. Se sembra poco, occhio: su venti gli fanno compagnia solo Inzaghi, Conte, Ranieri, Conceicao e Gasperini. Hanno in comune che tutti allenano una big, per tradizione o (Atalanta) per cronaca degli ultimi nove anni. Lo diventerà anche il Bologna? Lo sa, forse, solo Joey Saputo. Per ora la dotta, la rossa, la grossa - come preferite chiamarla - festeggia.
