L'incredibile storia di Thiago Silva. Che oggi guida il Fluminense alla ricerca di un sogno

Certi amori non finiscono. Perché Thiago Silva ha fatto una scelta di cuore, di passione. Un incredibile e straordinario ritorno al passato. La prima volta che ha vestito la maglia del Fluminense Futbol Club è stato nel 1998. Ventisei anni dopo quella prima volta, è tornato a casa. Lo ha fatto dopo una Copa America, quattro Mondiali giocati, una Confederations Cup, due Olimpiadi (argento e bronzo), uno Scudetto in Italia, ben sette Ligue 1, una Champions, un Mondiale per Club nel 2022, una Supercoppa Europea più cinque Coppe, sei Coppe di Lega e sette Supercoppe Francesi più una Coppa Brasiliana e una Supercoppa Italiana.
Quarantuno anni a settembre, Thiago Silva chiuderà la carriera dove tutto è iniziato. Quattordici Champions League disputate, il centrale brasiliano è stato una delle grandi icone dei difensori del nuovo millennio e sarà straordinario vederlo ancora in campo. Non più con la brillantezza d'un tempo, con quella freschezza che lo rendeva un muro praticamente insuperabile ma sempre e comunque leader. Di personalità. Con la capacità innata di riuscire ad anticipare gli avversari con travolgente bellezza e istinto, puro, vero, unico.
Quando lo scorso dicembre il Flu si è salvato all'ultima giornata, per festeggiare il traguardo ha percorso tutto il campo in ginocchio. Come un ringraziamento all'alto dei cieli. "Capisco perché sono venuto qui, quale era la mia missione. Abbiamo attraversato mesi difficili ma dobbiamo glorificare il nome di Dio, il nostro coraggio deve essere più grande della nostra paura. E non mi pento di nulla". Dopo la vittoria della Champions League che lui ha rincorso per una vita intera, il numero uno del PSG, Nasser Al-Khelaifi, lo ha videochiamato dagli spogliatoi. "Questa è anche tua, ci hai lavorato così duramente", gli ha detto il numero uno qatariota. Perché le leggende non si dimenticano. Certi amori non finiscono.
