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Spalletti: "Il problema di Icardi si chiamava Wanda. Chiesi le scuse: persi l'uomo e il calciatore"

Spalletti: "Il problema di Icardi si chiamava Wanda. Chiesi le scuse: persi l'uomo e il calciatore"TUTTO mercato WEB
© foto di PhotoViews
Oggi alle 13:23Serie A
di Simone Lorini

Luciano Spalletti, ct della Nazionale, si racconta per la prima volta in un'autobiografia. «Il Paradiso esiste... Ma quanta fatica», in uscita oggi ed edito da Rizzoli. Uno dei conflitti più importanti della sua carriera è arrivato nella sua avventura all'Inter, con Mauro Icardi: "Il passaggio veramente critico all'Inter fu quando Wanda Nara, la moglie del capitano, andò a dire in televisione cose che non avrebbe dovuto dire contro i compagni di squadra di Mauro. È vero che era il suo procuratore, però era anche sua moglie. Era febbraio 2019, ci trovavamo nel bel mezzo del campionato. Fu devastante. Non avevo scelta, dovevo fare qualcosa per la squadra, dovevo proteggerla.

Lo spogliatoio era rotto e non si poteva fare come Ponzio Pilato, bisognava schierarsi. Io sono un allenatore-chioccia, devo sempre tutelare i miei giocatori, è più forte di me. Da chioccia ci metto un istante a diventare tigre. La mattina successiva furono diversi i calciatori a venire nel mio ufficio a parlarmi di questa vicenda. C'era anche Handanovic, un uomo verticale, dalla personalità di ferro. Insomma, non si poteva far finta di nulla, né si poteva stare li a incollare i pezzi. Non c'era verso. Tant'è. La grande maggioranza dei tifosi lo capi e mi sostenne. Che io non sapessi tenere uno spogliatoio e non sapessi gestire i campioni fu più che mai una critica ingiusta e gratuita.

La situazione precipitò quando mi resi conto che la debolezza del nostro capitano si chiamava Wanda e rischiava di portare a fondo tutto il gruppo. E questo non potevo tollerarlo. Mauro in quel momento stava attraversando un momento calcisticamente difficile, le cose non giravano come avrebbe voluto. Non riusciva a segnare come faceva di solito. Lei disse che, se si voleva che Icardi facesse più gol, bisognava acquistare giocatori che lo aiutassero a farli. Avere giocatori migliori, insomma, il concetto era questo. Insopportabile. Una bomba. Era una di quelle dichiarazioni che non si potevano liquidare con un WhatsApp, una storia su Instagram o un like; per rimettere le cose a posto occorreva parlare guardandosi negli occhi, alla vecchia maniera. C'era un solo modo per evitare una guerra nello spogliatoio: le scuse di Mauro Icardi. Non arrivarono mai. Il giorno dopo chiesi al capitano, davanti a tutti i compagni, di spiegare le parole di Wanda Nara. Di giustificarle in qualche modo. Mi sembrava il minimo, come forma di rispetto per gli altri. Mauro rispose che a parlare non era stata la moglie Wanda, ma il suo procuratore Nara, e che l'aveva fatto esclusivamente a questo titolo. Era impossibile gestire la situazione. Non c'era verso. Dovetti dirgli due cose, togliergli la fascia di capitano e darla ad Handanovic. Il consenso della società c'era, ma era silente. Lui la prese male, molto male. Di fatto, per non perdere la squadra, persi Icardi, l'uomo e il calciatore".

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