Zidane meglio da allenatore o da calciatore? Una domanda che (per ora) non ha risposta

Zinedine Zidane è stato un'icona del calcio mondiale di fine anni novanta, inizio duemila. Dalla clamorosa rimonta con il Bordeaux contro il Milan, grazie ai fidi scudieri Lizarazu e Dugarry, alla magnifica volée contro il Bayer Leverkusen, per finire con la finale Mondiale. Da una testata all'altra, dalla zuccata di Saint Denis che aprì le danze nella vittoria contro il Brasile di un Ronaldo ombra di se stesso, a quella rifilata a Materazzi a Germania 2006, ingiusto finale di carriera per chi ha finalmente portato in Francia la coppa discendente dell'originale firmata Jules Rimet.
In pochi, ai tempi del Real Castilla, avrebbero previsto un'ascesa così inarrestabile anche da allenatore. Vuoi perché la sua squadra al primo anno ha rischiato di retrocedere, ma anche perché il suo calcio non era rivoluzionario come quello di Guardiola. Così, nel momento più difficile del Real Madrid degli anni dieci, ha preso una patata bollente in mano, con il rischio incredibile di bruciarsi. Quello che è successo dopo è straordinario, perché un allenatore esordiente è riuscito a vincere tre Champions League consecutive. Anche con un po' di fortuna, è chiaro. Ma d'altro canto quest'ultima aiuta gli audaci.
Due campionati spagnoli, due coppe di Spagna, due Mondiali per Club. Zidane non ha nessuna intenzione di abdicare ed è strano che il Real Madrid non voglia eleggerlo a nuovo Ferguson, anzi, la critica è stata particolarmente veemente tra dicembre e gennaio, quando il rischio di salutare la panchina era davvero alto. Però la domanda, dopo la vittoria contro l'Atalanta e il rientro in corsa per il primo posto della Liga, è chiaramente una. È meglio da allenatore o da calciatore? Se una carriera si è esaurita, l'altra è appena iniziata, pur con tantissimi allori. Bravo sì, fortunato anche, ma molto intelligente. Forse nessun tecnico del Real Madrid avrebbe cambiato la difesa ieri, per adattarsi a una piccola come l'Atalanta. L'umiltà di farlo apre un nuovo capitolo: non solo gestore, ma grande tattico (pur con una squadra infinitamente superiore) il passo non è poi così breve.
