Marco Cacciatori: grazie per averci ricordato di non mollare mai!

Fa il muratore oppure l’imbianchino, a seconda delle occasioni.
Nel tempo libero gioca a calcio.
Arriva alla squadra della sua città, la Carrarese, in serie D e non va male: cannoniere non della squadra o del girone, ma in assoluto della serie D . Lo prendono in serie A al Perugia. Qui trova un suo ex-compagno al Carpi, che si chiama Salvatore Bagni. Perchè questo Perugia ha la caratteristica di giocare bene e di riuscire a scovare nelle serie minori ragazzi buoni per la serie A .
Lui si pone l’obiettivo : “Fare una quindicina di partite”. All’inizio non gioca, aspetta . Ma almeno non perde mai, perché quel Perugia ’78 – ’79 ha un’altra caratteristica : non perde mai. L’esordio per lui è da far tremare i polsi: San Siro, Inter - Perugia . L’Inter è avanti 1-0 e il mister gli fa: “Entra e facci pareggiare”. Lui va in campo e la butta dentro. Poi si fa male Speggiorin e lui deve giocare dall'inizio.
Ancora San Siro, stavolta Milan. L’ avvio è pazzesco: palla alta e lui smista di testa per il siluro di Vannini, salva Albertosi. Il Perugia stringe l’avversario in un angolo. Cross preciso di Butti , lui va in terzo tempo e si ferma a mezz’aria : frustata, il palo trema e Albertosi guarda, ma passa Vannini e segna. Non è un sogno e lo Scudetto è solo sfiorato.
L’obiettivo di quindici partite ? Sfiorato, ne gioca 14. Ma va tutto storto: lo mandano al Vicenza nel quadro dell’operazione Paolo Rossi . E un giorno in allenamento si sente male. La diagnosi ufficiale è ascesso all’inguine. In realtà ha un tumore al testicolo. Servono due interventi chirurgici, due mesi di convalescenza e lui torna in campionato, ma proprio non ce la fa . Perchè ha il polmone destro in metastasi: “Ci dispiace, le restano tre mesi di vita”.
E quelli sbagliano, ma non solo loro: “ Il grande calcio è cinico e mi aveva chiuso le porte in faccia. Ti usavano , poi ti mettevano da parte. Non servivo più. Ho attraversato un momento di grande sconforto e di sfiducia verso la società in genere. S’è fatto vivo solo Salvatore Bagni. E’ venuto anche a trovarmi . Gli altri non mi hanno mai neanche telefonato “. Lui guarisce, riprende il pallone, non ce la faceva più . Va a fare i tornei estivi e la maglia è la numero 6. Per lui che giocava col 9, sembra ancora tutto rovesciato. Infatti nella scheda carriera questi anni verranno etichettati come “inattivo”, come se fosse andato a giocare a calcetto. Passa invece alla squadra dei Fratelli Signani e poi al Romagnano in Promozione. Qui segna gol. In fondo l’ha sempre fatto. Interessante la media : 1 a partita. Lo chiama la Carrarese :
“Forse gli ho fatto pena. Comunque contratto a gettone, nient’altro”. Avvio promettente: doppietta al Treviso . Poi ancora gol , anche al Como e al Cagliari in Coppa Italia. Il primo aprile 1984, la Carrarese sta vincendo 2-1 contro il Prato . Mancano pochi minuti alla fine . E lui prende palla e cerca di far passare secondi preziosi . Con esasperata lentezza va indietro, verso la bandierina, accompagnato sempre da due uomini, fissi, addosso. Un altro attaccante s’imboscherebbe di brutto, cercando il rimpallo per lucrare un corner. Lui si gira e passa in mezzo ai due difensori. Poi continua a correre follemente in parallelo alla linea di fondo. Ne fa fuori un altro solo con la finta di corpo, accarezzando la palla col mancino. Alla fine sdraia il portiere e appoggia nella porta vuota col destro. Presenze 29, gol 14 : “ La medicina è stata miracolosa , ma io non mi sono mai arreso. Mai . Avevo una moglie giovane e un figlio piccolo: non potevo morire. La mia forza interiore, la mia voglia di vivere e di non lasciare i miei cari, la mia voglia di continuare a giocare hanno contribuito a risolvere positivamente questa brutta avventura . La vita è troppo bella ”.
Lui era Marco Cacciatori, centravanti .
Allo stadio dei Marmi il 29 dicembre 2024 l'ultimo saluto .
E grazie per averci ricordato di non mollare mai.
