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Fiorentina, Gosens: “Pioli ci ha parlato subito delle parole di Allegri, ci ha caricati"

Fiorentina, Gosens: “Pioli ci ha parlato subito delle parole di Allegri, ci ha caricati"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca 2025
ieri alle 23:30Serie A
di Ivan Cardia

Robin Gosens, laterale tedesco della Fiorentina, ha parlato a Sky Sport dell’avvicinamento dei viola - attualmente in Inghilterra - alla prossima stagione: “È stato un bell’inizio, abbiamo lavorato bene sia al Viola Park che qui. Ho sfruttato il momento che la mia famiglia fosse a Firenze, visto che dovevamo dormire al Viola Park, per giocare con i bambini dopo l’allenamento. Ci aspetta una stagione importante, ci stiamo preparando nel migliore dei modi”.

L’impatto con Pioli?
“Ci siamo trovati subito molto bene, è una persona che comunica tanto con i giocatori. È un modo di fare che mi piace tanto, sono una persona molto aperta, che parla con tutti. Mi fa piacere sentire come stanno i ragazzi, capire come si può migliorare l’ambiente: abbiamo avuto subito un bel click”.

Allegri non ha inserito la Fiorentina tra le squadre in lizza Champions: è vero che Pioli ha appeso nello spogliatoio un cartello per caricarvi?
“Secondo me quel cartello lo ha messo nel suo ufficio, e non negli spogliatoi. Però ci ha parlato subito di questa cosa, ci ha caricato: è vero. Sappiamo di avere davanti a noi una stagione importante: con i giocatori arrivati, dopo una stagione da 65 punti, siamo sulla strada giusta. Dobbiamo fare una stagione strepitosa: se abbiamo la testa giusta e la voglia di crescere, possiamo farla. Io lavoro per questo, ho avuto la fortuna di poter giocare la Champions per tre anni di fila e so quanto vale, per un giocatore ma anche per una società. Lo stimolo è massimo”.

Il tridente Gudmundsson-Dzeko-Kean potrebbe farvi diventare una grande sorpresa?
“Me lo auguro. E lì davanti non abbiamo solo questi tre, ma anche altri ragazzi che possono fare la differenza. Dobbiamo crescere, perché l’anno scorso Moise ha avuto una forma strepitosa, ma può capitare che non segni per 2-3 partite e devono essere altri giocatori a fare gol. L’anno scorso Gud ha avuto tanti infortuni, ora lo vedo in forma e in crescita: abbiamo aggiunto Fazzini e ovviamente Edin, che ha una grandissima esperienza. Ci sta già dando una grande mano e sono abbastanza sicuro che faranno la differenza per noi quest’anno quei ragazzi lì davanti”.

La laurea in psicologia ti aiuta?
“Credo di sì. Io non mi vedo come allenatore, ma come psicologo: è interessante aver vissuto esperienze in campo come professionista, e poi avere la teoria. Queste cose possono dare una mano in futuro, per me la comunicazione è fondamentale: spesso vediamo un giocatore che sta facendo male e lo insultiamo, ma forse dietro c’è qualcosa, un familiare che non sta bene o qualche problema in casa. Chiedere ‘come stai’ ti rende tutto più chiaro. Quando capisci se c’è sempre qualcosa aiuti te stesso ma anche il tuo compagno”.

A Firenze sei rinato: quanto è importante per un giocatore trovare il giusto habitat e che consigli dai a Kean?
“Con Moise sto parlando tantissimo… Credo che trovare un habitat sia fondamentale per certe performance: io ho avuto l’esempio negativo in Germania. La mia famiglia stava male ed era abbastanza paradossale, perché stavamo tornando nel mio Paese, però l’ho capito. La chance che mi ha dato la Fiorentina di tornare in Italia mi ha aiutato tantissimo, è quello che dico sempre a Moise: lo vedo sempre sorridente, sono cose che non puoi comprare ma che devi vivere. Mi auguro resti con noi, qui ha una famiglia e questo vale più di tutto”.

Avete ritrovato entrambi la rispettiva nazionale. Che annata è stata?
“Ho trovato una squadra che mi ha integrato dal primo secondo, con un allenatore come Palladino che ha creduto tanto in me. Sono due fattori importanti. A livello individuale il mio primo obiettivo è sempre stato quello di giocare in nazionale: non c’è niente di più grande, è la cosa più bella. Ma so che questo può accadere solo se gioco bene alla Fiorentina. La stagione scorsa è passata, il calcio purtroppo non vive di passato: possiamo parlare molto volentieri della buona stagione scorsa, ma non mi comprerebbe nulla in vista della prossima”.

Volete portare un trofeo a Firenze, dopo quella semifinale di Conference?
“Mi ha bruciato per settimane, sono anche io un bambino col sogno di vincere sempre trofei. È il motivo per cui ho iniziato a giocare a calcio. Vuoi scrivere la storia e lo fai solo vincendo trofei, non nascondo che mi piacerebbe vincerli qui. In più la finale di Conference l’anno prossimo sarà a Lipsia, è qualcosa di ancora più motivante per me: farò di tutto per raggiungere questo sogno”.

In questi anni hai visto un miglioramento delle squadre italiane a livello internazionale?
“Siamo un buon esempio che non contano solo i soldi. L’Inter ha fatto due finali di Champions, l’Atalanta ha vinto l’Europa League, la Fiorentina ha fatto finali di Conference, la Roma l’ha vinta e ha fatto finale di Europa League. La gente vede solo il trofeo, ma noi dobbiamo vedere tutto il percorso. Vedo una crescita importante di tutte le squadre italiane, è motivo di orgoglio”.

Quanto è importante a tal fine lo spessore umano?
“Tutti noi vediamo i giocatori che scendono in campo, e poi vediamo la vittoria. Ma c’è sempre una persona dietro ogni calciatore, e questo incide sul campo. Il mix tra giocatori che pensano solo al campo e altri che hanno più esperienza è importante per ottenere risultati. Io mi vedo in questo ruolo, sono un ragazzo che pensa tanto, penso sia una cosa buona per questa Fiorentina”.

Il rapporto con Hateboer e De Roon?
“Siamo amici, posso confermare che l’amicizia dentro il calcio esiste. È abbastanza complicata, perché viviamo in un mondo dove ciascuna situazione può cambiare in un attimo se ti cerca un’altra squadra. È difficile approfondire un rapporto umano, l’amicizia non è facile da trovare nel calcio. Io ho avuto la fortuna di aver trovato tantissimi ragazzi con cui mi sono trovato bene fuori dal campo: loro due sono due esempi, facciamo le vacanze insieme e penso ci sentiremo anche dopo la fine delle nostre carriere”.

Sui social circolano le immagini dei giocatori della Roma stanchissimi dopo gli allenamenti di Gasperini. Come sono?
“Sono passati cinque anni e sento ancora la fatica… Mi ricordo molto bene il primo ritiro fatto con Gasp: la sera non camminavo, mangiavo e mi mettevo a letto, alle 20.30 mi addormentavo e speravo solo di dormire undici ore. Non so se ha cambiato modo di lavorare, conoscendolo non credo: è un allenatore molto forte, ha un’idea chiara di come deve giocare la sua squadra. Quando vedi una squadra di Gasperini capisci subito che la allena lui, gli sarò grato per sempre: mi ha fatto crescere in una maniera pazzesca e mi auguro dal profondo del cuore che possa avere risultati importanti con una piazza importante come quella di Roma. Ovviamente siamo avversari, ma come allenatore è un fenomeno e gli sarò sempre grato”

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