L'annus horribilis di Paul Pogba. Dagli infortuni al minimo salariale perché positivo al doping

Una sola partita da titolare. Basterebbe questo dato per fare capire come il 2023 non sia stato l'anno fortunato di Paul Pogba. Nell'anno dei trenta, lo juventino è stato fermo tantissimo per infortunio, almeno fino a ottobre. Poi la mazzata: il tribunale Antidoping lo sospendere in via cautelare perché positivo al testosterone dopo la sfida fra Udinese e Juventus del 20 agosto. Il cinque ottobre le controanalisi, che ne confermano la positività, mentre la procura, all'inizio di dicembre, chiede quattro anni: un atto dovuto perché probabilmente la sostanza in questione è stata ingerita in maniera volontaria, forse con lo scopo di recuperare del tutto dai tanti stop muscolari.
Questo in estrema sintesi. E in effetti il 2022 non era stato comunque delicato con il francese, costretto a saltare i Mondiali in Qatar per un infortunio (quasi una costante) e con pochissime presenze dal primo minuto. Certo, meglio del 2023 che sembra consegnarlo all'addio alla Juventus. Resta da capire cosa farà Pogba: con un patteggiamento potrebbe chiudere con 18-24 mesi di squalifica. Se non dovesse farlo, a quel punto la giustizia prenderà il suo corso con il grande rischio che la sua carriera sia finita anzitempo.
Quella con la Juve, in compenso, appare terminata. Pogba ora è al minimo salariale, 32 mila euro netti (e qualche centinaio di euro), scendo dagli otto milioni all'anno che guadagna normalmente. In caso di squalifica è molto probabile che la Juventus decida per la risoluzione contrattuale. Vero che Pogba avrebbe solo 32 anni, ma è da qualche tempo che non riesce più a essere quello di prima. Pogba ha un contratto in scadenza nel giugno del 2025.
