Roma, il ‘ragazzino’ Zalewski è diventato grande e Mou non può farne più a meno

Il ‘ragazzino’ per Mourinho, un ‘pupillo’ per Tiago Pinto e un predestinato per molti. Nicola Zalewski, vent’anni lo scorso 23 gennaio, si è conquistato la Roma a suon di prestazioni. Buttato dentro nel secondo tempo della gara in cui i giallorossi perdevano 2-0 contro il Verona, ha partecipato attivamente alla rimonta degli uomini di Mourinho, senza mai più uscire da quel giorno dall’undici dello Special One. Dieci partite giocate tra campionato e Conference League e altrettante presenze, partendo solo con la Salernitana dalla panchina. Mai è riuscito a giocare novanta minuti interi e quello sarà il prossimo step di Nicola, evitare di perdere intensità dopo un’ora di gioco. Il tecnico portoghese, infatti, è sempre stato costretto a sostituirlo, ma è estremamente soddisfatto del rendimento e della capacità d’adattamento del giocatore a una posizione, quella da esterno a tutta fascia di sinistra, totalmente nuova per lui, nascendo come esterno d’attacco. La caparbietà con la quale si è calato nella prima squadra è stata estremamente apprezzata a Trigoria per uno dei ragazzi della Primavera che si può definire ‘un figlio di Tiago Pinto’. Già, perché Zalewski, come Bove, è uno di quei giocatori scelti dal GM portoghese a inizio anno da affiancare alla prima squadra.
Con l’arrivo di Pinto, infatti, è cambiato il modo di gestire il salto dalla Primavera ai grandi. I più meritevoli vengono selezionati e fatti allenare con Pellegrini&co da subito. Stessa alimentazione, preparazione e tutto ciò che comporta il lavoro con la prima squadra. Un modo per ridurre il gap nel salto dalle giovanili che sta iniziando a dare i primi risultati visto come Zalewski è riuscito a scalzare sulla stessa fascia gente più navigata come Vina ed El Shaarawy. E’ stato bravo anche ad approfittare dell’infortunio di Spinazzola, diventando un titolare inamovibile di Mourinho. Anche stasera a San Siro toccherà a lui perché già in altri big match come con il Bodo, la Lazio e l’Atalanta, la risposta è sempre stata eccellente. Una forza mentale incredibile per un ragazzo che alla sua età ha dovuto anche superare il dramma della scomparsa del papà dopo una lunga malattia. Una storia che lo ha fatto crescere velocemente, così come rapida è stata la sua ascesa. Al punto tale da non precludersi più alcun obiettivo: nemmeno il Mondiale del prossimo novembre con la sua Polonia.
