Da stella del Sunderland alla rivalità spietata al Borussia Dortmund: come va Jobe Bellingham

Come sta procedendo l'avventura di Jobe Bellingham al Borussia Dortmund dopo essere stato premiato come miglior giocatore della Championship con il Sunderland? Dall'inizio della stagione 2025-26, escludendo il Mondiale per club, il fratello minore di Jude ha trovato nel complesso e tra tutte le competizioni 426 minuti in campo.
Tante voci
In totale, il centrocampista inglese classe 2005 è stato in campo per circa il 41% del tempo disponibile. Non eccezionale ma nemmeno malaccio per chi viene dalla Serie B inglese dritto nel massimo campionato tedesco. Ma su Jobe, logicamente, le aspettative sono già definite ed alte considerando l'eredità lasciata dal fratello maggiore nel suo passato a tinte giallonere e dopo un investimento da 30 milioni di euro. Dopo alcune prestazioni solide al Mondiale per Club negli Stati Uniti, però, il ragazzo sta lottando per integrarsi totalmente all'interno del BVB.
Un posto per troppi
Finora solo con l’Union Berlino ha mostrato qualche sprazzo del suo potenziale, ma è diretta conseguenza anche della concorrenza a centrocampo nella rosa di Niko Kovac tra Sabitzer, Nmecha e Gross. Oltre a Chukwuemeka e Brandt più offensivi ma che vorrebbero più spazio e minuti. Così Bellingham nelle ultime tre partite si è dovuto accontentare di una ventina di minuti da subentrato con il Borussia. "Tutti vogliono giocare di più. Tutti vogliono giocare sempre. Ma poi servono solo undici giocatori. Quando firmi un contratto qui, non solo sei ben pagato, ma implica anche che c’è una concorrenza maledettamente alta".
Step by step
Kovac, poi, non vuole correre con baby Bellingham: "Jobe è un giocatore molto talentuoso, ma che viene ovviamente dalla Seconda Divisione inglese. Con grande potenziale, ma che deve ovviamente crescere anche qui". Perciò dal Sunderland al BVB è "decisamente un salto", riconosce il tecnico giallonero. "Non bisogna fare l’errore di mettergli troppa pressione, nonostante il cognome. Credo che così non si faccia un favore né a lui né a se stesso. (...) Non possiamo aspettarci che un giocatore in due mesi abbia già interiorizzato tutto ciò che voglio. È un processo".
