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Allegri da esonero. Un errore richiamarlo, tanta ruggine poche idee. Addio allo scudetto. Peggio di Sarri e Pirlo. Tifosi in subbuglio. Ansia per l’inchiesta sulle plusvalenze

Allegri da esonero. Un errore richiamarlo, tanta ruggine poche idee. Addio allo scudetto. Peggio di Sarri e Pirlo. Tifosi in subbuglio. Ansia per l’inchiesta sulle plusvalenzeTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 29 ottobre 2021, 08:10Editoriale
di Enzo Bucchioni

Continuo sempre più a pensare che la battuta di Allegri “sono stato due anni senza vedere una partita”, sia un’amara verità. La sensazione che davvero l’allenatore della Juventus sia rimasto lontano dal calcio a godersi la vita e si sia ripresentato scarico, senza idee e arrugginito è sempre più forte.

Si può dire una verità scomoda? Dopo queste prime, sorprendenti dieci giornate Allegri è da esonero.

Lo dicono i numeri, dopo dieci giornate ha fatto peggio di Sarri e Pirlo, lo racconta la situazione, perfino i gesti, le parole e il linguaggio del corpo dell’allenatore in panchina narrano di una situazione dalla quale sarà difficile uscire.

Lo scudetto è già andato, almeno quello lo possiamo dire?

Per recuperare tredici punti di distacco dalla vetta con sei squadre (tutte le più forti) davanti in classifica servirebbe una squadra al top che cominciasse da domenica a vincere sempre o quasi, dunque inutile fare tanti altri discorsi.

Ma quello che più scoraggia è analizzare queste prime dieci giornate dell’Allegri-bis che sono un disastro o quasi.

Dalla sconfitta con l’Empoli a quella con il Sassuolo, mettendoci in mezzo la partita recuperata con l’Inter solo con il famoso episodio del rigore, la fatica perfino a battere il piccolo Spezia, il pareggio con il Milan solo perché Pioli s’è accontentato, è stato un continuo porsi domande e dubbi di fronte a una squadra che non solo non è squadra, ma non ha neppure il carattere e la personalità che non possono mancare se ti chiami Juve.

I giocatori sono quello che sono, alcuni ottimi, altri buoni, altri ancora non da Juve, un solo potenziale campione (Dybala), ma proprio per questo chiamo in causa l’allenatore.

Nei mesi che lo hanno separato dall’accordo con la Juve all’inizio della stagione abbiamo pensato a un Allegri al lavoro, motivatissimo, in grado di presentarsi con le idee chiarissime, la consapevolezza che in due anni di assenza il calcio è cambiato, che la Signora non fosse più quella corazzata in Italia imbattibile lasciata 24 mesi prima.

L’avevo immaginato carico e voglioso di dimostrare che l’esonero era stato ingiusto. Con la voglia di rivincita. Pensavo che sapesse come impiegare bene i giocatori per le loro caratteristiche, che avesse idee, che in ritiro cominciasse dal primo giorno a lavorare su un progetto tattico ben preciso.

E’ stato scoraggiante, invece, vedere la Juve al pronti via, a Udine, non sapere cosa fare, cominciare il campionato senza personalità, con la difesa fragile, sentire l’allenatore raccontare i difetti soprattutto in fase difensiva, che avrebbe dovuto correggere già in pre-campionato. Perché con l’ha fatto? Ancora più deprimente sentire nella conferenza post Inter dire che “la fase difensiva ora funziona, cominciamo a lavorare sul resto”. Dopo dieci giornate? Non è possibile. Sei la Juve, avrebbe dovuto essere pronta o quasi già alla prima.

Ma proprio perché Allegri e tutti quanti sapevamo che questa Juve è all’inizio di un ciclo, il mercato non è stato ottimale, non ci sono più i campionissimi e i tanti giocatori di grande personalità che c’erano, ci sarebbe stato bisogno di un gioco e di un modello tattico sul quale lavorare. Niente.

Allegri ha sperimentato e lavorato a campionato aperto, di partita in partita. Cercando una quadratura che non trova perché evidentemente anche la squadra fatica a seguire certi metodi antiquati. Si spiega anche così perché gente come Locatelli e Chiesa, determinanti in nazionale, facciano fatica a trovare un rendimento stabile. Al loro livello. Sono abituati a un calcio diverso, organizzato, a un gioco moderno, d’attacco, ad allenatori come Mancini e De Zerbi.

Allegri s’è ripresentato come gestore, ma un conto è gestire Pirlo, Higuain, Mandzukic, Pogba e compagnia, un altro McKennie, Rabiot e anche lo stesso Morata che pecca in continuità.

C’era bisogno di un gioco e di un’idea di gioco sulla quale lavorare da subito e non far ricorso solo a vecchi moduli difensivistici. Roba che non c’è e se c’è non si vede.

Ma si può giocare ancora con il 4-4-1-1 in casa contro il Sassuolo mettendo uno come Rabiot (inutile) sull’esterno per avere maggiore equilibrio e protezione quando hai esterni di ruolo molto più forti?

E’ vero, le difficoltà ci sono, l’organico non è al top rispetto al passato, ma se guardiamo i giocatori complessivamente la Juve non resta la squadra da battere o no?

Sulla carta sì.

Se hai tredici punti di distacco con sei squadre davanti non può essere colpa solo degli allenatori passati e di una fase difensiva che non funziona.

Questa squadra, se ci credi, sarebbe adatta al 4-2-3-1. Ma, volendo anche al 4-3-3, perfino con Dybala falso nueve. Ma le soluzioni sarebbero tante se ci fossero una mentalità diversa, coraggio, personalità e voglia di imporre i gioco al centro del progetto e non una esasperata ricerca dell’equilibrio e del primo non prenderle, con la difesa bassa e i rischi ridotti al minimo.

La partita con il Sassuolo è l’ultima drammatica dimostrazione che una squadra organizzata, con personalità, che ama rischiare e sa cosa fare in tutte le zone del campo, mette in difficoltà la tua idea di un calcio vecchio e utilitaristico. Se non hai più i campioni che ti risolvono le partite, il gioco deve essere un supporto.

E adesso?

Questa è una bella domanda. Se Koeman è stato esonerato dal Barcellona perché distante sei punti dalla vetta, allora Allegri dovrebbe avere le ore contate anche se nessuno ne parla per paura di lesa maestà o per non disturbare il manovratore.

Ma esonerare Allegri è quasi impossibile anche volendo e questa è la verità.

Perché? Semplice. Agnelli s’è legato mani e piedi a questo allenatore con un contratto di quattro anni a nove milioni netti l’anno, un’operazione folle da 72 milioni di euro lordi. E poi parlavano di Conte…

Qui non si tratta più di essere italianisti o giochisti.

Chi vi scrive e quei due-tre che mi seguono lo sanno, ha sempre difeso Allegri che con il suo modo di lavorare ha comunque portato undici titoli alla Juve, gestito un gruppo complesso, vinto per cinque anni che non è mai facile. Non sono un patito del calcio spettacolo o facezie del genere.

Questo Allegri-bis è però disarmante perché vuole riportare l’orologio indietro quando il calcio è andato avanti. Oggi tutte le squadre, anche le più piccole, hanno organizzazione e mentalità, vanno in campo per imporre il gioco, sono intense per novanta minuti e niente di tutto questo trovo nella Juve.

Quando entra Dybala, come a San Siro, si vede qualcosa di più per le sue qualità individuali. Quando Chiesa strappa arrivano le soluzioni. Quando Cuadrado salta l’uomo aumenta la pericolosità. Poi? Niente. Se non i due centrali difensivi “anziani” Chiellini e Bonucci, che restano una certezza.

In Champions funziona meglio perché tutte le squadre provano a giocare, lasciano spazi e si espongono al contropiede. L’atteggiamento da vecchia provinciale ha sorpreso, ma sarà un problema andare avanti quando la Juve si troverà squadre forti e organizzate e allenatori come Tuchel avranno capito come affrontarti.

Il campionato che doveva essere il primo obiettivo, resta un vulnus non da poco.

E’ in grado Allegri di invertire la rotta?

Ha le motivazioni e le risorse per rimettere in piedi questa squadra?

La risposta la deve dare solo lui. Siamo arrivati alla sfida dell’Allegri-bis contro l’Allegri-uno.

Sconfiggere e dimenticare il primo e creare una nuova storia ritagliata per il secondo, tagliare il cordone ombelicale e ripartire è l’unica strada.

Se Allegri saprà rinnovarsi e soprattutto se ne avrà voglia, la sfida la può ancora vincere. Se l’idea è rincorrere il passato, la vedo molto grigia. Cose simili accaddero a Sacchi, quello del Milan non tornò più. Ma pure a Trapattoni e Capello. E non solo a loro.

Quando si punta tutto sul ritorno al passato senza una visione di futuro il rischio è altissimo e forse Agnelli non l’ha calcolato.

Sono provocatorio: dopo aver fatto fare, azzardando, un anno di rodaggio a Pirlo e aver comunque conquistato un posto Champions, sarebbe stato meglio continuare con lui. Almeno avrebbe potuto solo crescere, almeno aveva capito gli errori e imparato a gestire, almeno aveva un’idea di calcio più moderno.

Ha prevalso l’amarcord, il come eravamo. Tagliando perfino Ronaldo. Auguri.

Ma quello che esprimo io sono opinioni, il problema vero ora sono i quindici milioni di tifosi bianconeri che faticano a capire. Sono già ripartiti i movimenti Allegri out e tutto il resto delle contestazioni sopite. Non si può sempre vincere, questo è ovvio, ma pretendere idee chiare e programmi è normale. Soprattutto quando hai un buco di bilancio da 200 milioni, stai ricapitalizzando per 400 e un’inchiesta sulle plusvalenze ti tiene in ansia.

E’ un momento difficile in campo e fuori, poco bianconero. Solo nero.

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