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L'Atalanta crede in un futuro con De Ketelaere perché intravede in lui una storia alla Josip Ilicic. Per il Milan, per chi lo ha aspettato, per chi ha sperato, è stato un fallimento e quella di CDK è una grande lezione di calciomercato

L'Atalanta crede in un futuro con De Ketelaere perché intravede in lui una storia alla Josip Ilicic. Per il Milan, per chi lo ha aspettato, per chi ha sperato, è stato un fallimento e quella di CDK è una grande lezione di calciomercato
venerdì 4 agosto 2023, 15:38Editoriale
di Marco Conterio
Inviato di Tuttomercatoweb, è in RAI con 90° Minuto, Calcio Totale Estate e Notte Azzurra. Ha lavorato con Radio Sportiva, Il Messaggero e Radio RAI

Chi ha conosciuto Charles de Ketelaere in Belgio, dentro e fuori dal campo, lo ha descritto come un'etoilé che ha vissuto però dentro una teca di cristallo. Protetto e accarezzato, cresciuto nella consapevolezza di essere un predestinato, a suon di miele e carota davanti alle difficoltà. Timido perché mai messo a testa alta davanti alle intemperie della vita. Protetto. Così il ballerino di Bruges, uno di quei trequartisti che quando danzano sulle punte fa alzare il teatro per la standing ovation, è inciampato con la maglia del Milan indosso. Pensavamo, in molti, che fosse questione di tempi, di tempo, di tattica, del doversi abituare a un calcio e a una cultura nuovi. Non conoscevamo Charles de Ketelaere, il talento del Belgio che ancora non s'è fatto uomo. E che all'Atalanta, se davvero dovesse dire di sì alla proposta del club dei Percass, può avere tutto per una nuova maturità.

La storia al Milan è già finita
Il Milan ha sbagliato l'acquisto. Non tecnicamente, perché quello visto in Belgio con la maglia del Bruges era un bagliore di luce, non un abbaglio fugace. Un calciatore capace di rapire cuore, anima, sguardo, finanche le speranze di aver trovato in lui il simbolo di un ciclo dopo lo Scudetto ritrovato. Invece così non è stato, la dirigenza rossonera ha sottovalutato quello sguardo da bravo ragazzo, quel sorriso accennato, quell'educazione straordinaria. Introverso e timido, non è riuscito a trovar dentro la rabbia e la forza per reagire davanti alle tante difficoltà che la sua prima stagione in Italia gli ha messo davanti. Non s'è fatto uomo e per questo il Milan ha scelto di andare oltre. L'ultimo calciomercato lo dimostra: CDK è fuori dal progetto ed è sul mercato. I rossoneri hanno deciso di venderlo a titolo definitivo ma questa stagione ha impaurito molti, se consideriamo anche i costi e i conti che non può non considerare il club davanti a una potenziale minusvalenza. Però la storia è finita e l'intenzione di chiedere all'Atalanta un controriscatto, che la Dea per status acquisito negli ultimi anni non ha giustamente voglia di concedere, è soltanto il frutto del timore di avere rimpianti. Rischi del mestiere, troppo tardi.

L'Atalanta è il posto giusto, Gasperini è l'uomo giusto
Lo scopritore, Birger Van de Velde, vide questo giovane fenomeno del tennis che amava giocare col pallone e suggerirì la carriera alla madre. CDK studia giurisprudenza, si è specializzato in materie scientifiche al college, ha vinto tornei di judo, di kubb (un gioco svedese che ricorda il bowling) ed è sempre stato il primo della classe. Il migliore. Che davanti alle intemperie, sotto al primo diluvio, non ha più trovato parafulmini e non è riuscito ad aprire l'ombrello del carattere. La storia di Charles de Keteleaere il timido da Bruges ricorda quella di un altro ragazzo fragile, introverso, Josip Ilicic. Lo sloveno è stato sublimato da Gian Piero Gasperini. Mancino di quelli che calpestano un prato da calcio una volta ogni decennio, ha trovato in Bergamo, nell'Atalanta, nella sua società, nel suo allenatore, il terreno perfetto per sentirsi amato, apprezzato, protetto, stimolato e per diventare uomo. Per questo la Dea, c'è da immaginarlo, ha deciso di provare a seguire lo stesso percorso. Un terreno sconnesso, una strada da ritrovare ma molti presupposti perché questo avvenga. Anche se manca solo l'ultimo sì del giocatore che il club orobico vuole convinto. Con quel carattere che gli è mancato nell'ultimo anno al Milan.

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