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Il Milan non ha fatto il passo più lungo della gamba. Ma per tornare grande deve anche osare

Il Milan non ha fatto il passo più lungo della gamba. Ma per tornare grande deve anche osareTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
mercoledì 29 settembre 2021, 10:53Il corsivo
di Ivan Cardia

C'è la sfortuna di un sorteggio che ha messo il Milan nel girone peggiore possibile. E c'è anche da chiedersi quali siano gli obiettivi dei rossoneri in questa Champions: per una squadra come quella di Pioli, ha il sapore dell'apprendistato. Ci sono parecchie domande da fare, in sostanza, e tutto sommato la sconfitta contro l'Atletico brucia soprattutto per il modo ingrato col quale è arrivata. A questi livelli si può perdere, a Casa Milan lo sanno un po' tutti, questo gruppo giovanissimo può prendere lezioni da qualsiasi risultato e per ora deve partire dal presupposto che crescerà, che i buoni segnali ci sono, che è un romanzo di formazione in fase di scrittura. Prima del lieto fine, bisogna prendere qualche botta. Per tornare grandi davvero, si vedrà. Soprattutto si guarderà al campionato, dove i rossoneri non sono assolutamente sotto il livello medio, anzi da un anno e passa fissano alcuni standard di gioco che altri provano a imitare. A proposito di sfortuna, c'è pure quella che ha appiedato mezza squadra, e costretto Pioli a presentarsi con una panchina di soli sette elementi, dei quali molti giovani e pure giovanissimi. In conclusione, ricorrono un sacco di considerazioni, attenuanti, se e ma da mettere nel calderone di una valutazione complessiva, quando si parla del Milan. Tanto più il giorno dopo una sconfitta amara e vissuta con un senso di fondo di sostanziale ingiustizia. Però ad alcune di queste situazioni, di solito, c'è una risposta che su queste pagine seguiamo con una certa attenzione.

Il Milan non ha fatto il passo più lungo della gamba, ma per ora il mercato estivo non lo ha rinforzato. Nella sessione da poco conclusa, la dirigenza rossonera è stata spesso celebrata per la schiena dritta nel gestire (di fatto nel non gestire) le trattative per i rinnovi di Donnarumma e Calhanoglu. Tutto bene, ma il rovescio della medaglia sono due patrimoni persi. Lo stesso schema si sta ripetendo in questi giorni con Kessié e Romagnoli: nel secondo caso non sembra neanche esistere una trattativa per il prolungamento, nel primo c'è ma va per le lunghe e giorno dopo giorno sembra sempre più prendere la strada dell'arrivederci e grazie. A ben vedere, non è solo una questione di principio, bensì una scelta societaria precisa: quella di non appesantire il bilancio, di evitare qualche milione di troppo (certo) sugli ingaggi e così rinunciare ai milioni (tutti da verificare) che potrebbero arrivare da ricche cessioni. È una visione oculata, e anche questa celebrata perché il Milan aveva un problema di conti, che oggi è sempre più vicino a risolvere. Una strategia che ha segnato anche l'ultima estate: Maldini e Massara, che hanno meriti e crediti pressoché infiniti perché hanno indovinato quasi tutti gli acquisti e riportato il Milan dove merita, evidentemente su input della proprietà, si sono ben guardati dal fare il passo più lungo della gamba. Non solo sui rinnovi sfumati: sono arrivati giocatori funzionali, ma non ci si è svenati. La scelta dell'erede di Calhanoglu, posto che l'esplosione di Brahim Diaz ha dimostrato quanto fosse giusto puntare su di lui, è ricaduta su un calciatore prelevato dal Crotone, che peraltro da quando è arrivato non si è praticamente visto in gruppo (ma quanto può durare un ritardo di condizione?): le qualità di Messias non si discutono, ma è un acquisto in economia. In attacco, complice la (eccessiva?) fiducia nell'affidabilità su Ibrahimovic, è arrivato ancora un giocatore di sicuro valore ma anche lui dall'età non proprio verdissima come Giroud. Sfortunato, per carità, ad aver perso due settimane per il contagio. Ma per cautelarsi c'è stata un'altra scommessa, anche questa non proprio costosissima (così come non costosissimo è stato Florenzi) come Pellegri, tenuto fuori dalla lista Champions anche perché bisognoso di tempo per tornare su determinati standard. Al netto della sfiga e delle decisioni arbitrali, avrebbe fatto comodo in una serata come ieri. L'Atlético ha speso e spanso per riportare a casa Griezmann, avere Suarez, potersi permettere Joao Felix e Rodrigo De Paul che entrano dalla panchina. Stiamo parlando, a oggi, di due livelli completamente diversi. Però in Champions sono questi dettagli qui, i campioni, a fare la differenza, e non allungare il passo comporta che per arrivare ci vorrà un po' di tempo in più.

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