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Come cambierà il mercato con le nuove regole UEFA? Gli esempi di Juventus e Atalanta

Come cambierà il mercato con le nuove regole UEFA? Gli esempi di Juventus e AtalantaTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 7 aprile 2022, 17:09Serie A
di Ivan Cardia

La UEFA dice addio al fair play finanziario e inaugura le nuove regole sulla sostenibilità finanziaria. Da giugno, cambieranno le modalità attraverso le quali la confederazione calcistica europea tiene sotto controllo i conti dei club che partecipano alle sue competizioni. Diverse le novità, la più innovativa delle quali - in attesa di capire se e come la retrocessione all'interno delle coppe sarà effettivamente prevista fra le sanzioni possibili- è l'introduzione di un tetto di spesa relativo ai costi dei club.

Limite al 70 per cento. Le spinte verso il salary cap sono arrivate da più parti: il risultato è stato una mediazione tra chi - i club tedeschi su tutti- voleva un modello molto rigido nel calcolare la percentuale relativa all'impatto degli ingaggi sui conti e chi, Premier in testa, premeva invece per allentare i vincoli. Arriva così una percentuale non particolarmente restrittiva (il 70 per cento) ma che imporrà, rispetto al fatturato, di tenere in considerazione non soltanto gli ingaggi, ma anche i costi legati alle commissioni agli agenti e ai trasferimenti. Su quest'ultima voce, è bene chiarire che, non essendo peraltro stato ancora pubblicato il regolamento a cui il Club Financial Control Body (CFCB) dovrà attenersi per decidere le sanzioni, la UEFA fa riferimento ai "transfers costs", i costi dei trasferimenti, tout court. Secondo diverse ricostruzioni, la voce effettivamente analizzata dovrebbe essere quella degli ammortamenti. La differenza, inutile sottolinearlo, non è di poco conto.

Modello Juve e modello Atalanta. Per capire quale possa essere l'impatto delle nuove norme sul mercato, abbiamo preso in esame i conti dei due club italiani che, pur avendo ottenuto risultati sportivi molto simili nell'ultimo biennio - per esempio hanno partecipato entrambi alle ultime due edizioni della Champions League - stanno agli antipodi per gestione, introiti e costi: Juventus e Atalanta. I bianconeri hanno chiuso il bilancio al 30 giugno 2021 con un fatturato pari a 480,7 milioni di euro, mentre la società bergamasca, nel caso della quale va considerato il bilancio chiuso al 31 dicembre 2020, ha fatto registrare un valore della produzione pari a 242 milioni di euro.

I limiti: la Juve spende troppo. Prima di proseguire, ulteriori precisazioni: il nuovo sistema UEFA entrerà a regime nel 2026. Fino al 2024 il tetto di spesa sarà del 90 per cento, per il 2025 scenderà all'80 per cento e infine si assesterà al definitivo 70 per cento. Inoltre, non avendo la UEFA reso pubbliche le modalità concrete con cui analizzerà i costi dei club, come detto non è chiaro quali voci a livello contabile saranno effettivamente prese in esame. Dettagli tecnici, ma è evidente che possano fare tutta la differenza del mondo. In questo contesto, i numeri dei bianconeri sono pericolosamente vicini al limite previsto: nel 2021, rispetto ai già citati 480 milioni, circa 298 sono andati in stipendi al personale tesserato. Significa che il 62 per cento dei ricavi bianconeri va in ingaggi (anche se non è chiaro quali stipendi la UEFA prenderà in considerazione, se per esempio soltanto quelli dei calciatori della prima squadra o di tutti i tesserati): considerando i circa 28 milioni di euro spesi in commissioni, il limite che dal 2026 imporrebbe sanzioni sarebbe oggi molto vicino. Il tutto, senza considerare l'impatto del calciomercato. Molto diverso il panorama dell'Atalanta, come detto relativo al 2020: dei 242 milioni citati in precedenza, soltanto 69,3 sono andati in stipendi al personale tesserato e appena 6 in commissioni. Sempre senza tenere in conto i costi legati ai trasferimenti - al netto di quanto scritto sopra, complicati anche per il meccanismo delle plusvalenze e per le frequenti rateizzazioni che i club mettono in atto: da capire se e come la UEFA valuterà questi fattori - la Dea viaggia comunque attorno al 30 per cento del valore della propria produzione. Ed è l'unica tra le big, anche secondo un recente studio del portale specializzato Calcio&Finanza, a poter guardare con relativa tranquillità alle novità volute da Nyon.

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