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Gori, allenare (con successo) in D a 29 anni: "Sono un maniaco della tattica"

ESCLUSIVA TMW - Gori, allenare (con successo) in D a 29 anni: "Sono un maniaco della tattica"
mercoledì 10 febbraio 2021, 17:30Serie A
di Marco Conterio
Per gli addetti ai lavori Mattia Gori, classe '91, allenatore della Correggese, è un predestinato in panchina. "Vengo dal nulla, ho iniziato a vincere in Prima Categoria. Dionisi è un'ispirazione"

Mattia Gori nasce un giorno dopo il tonfo dell'ultimo Napoli di Maradona a San Siro, quattro schiaffi in faccia dal Milan. 4 marzo 1991, e sottolineare la data di nascita dell'allenatore della Correggese, Serie D, che gli addetti ai lavori considerano un predestinato coi piedi per terra, non è casuale. Perché è il più giovane tecnico della quarta serie italiana, perché la sua è una storia arrivata dal nulla, fatta di studio, passione, lavoro, idee, successo. "Ho deciso di percorrere questa strada dai diciassette anni. Adesso è il mio quarto anno in prima squadra, è sempre stata la mia passione". Ha trent'anni ancora da compiere, lo farà giustappunto tra meno di un mese, ma guai a paragonarlo agli imberbi tecnici di successo che altrove hanno messo tende come Julian Nagelsmann, classe '87 del Lipsia. "Sarebbe offensivo", dice sorridendo a Tuttomercatoweb.com. Con cui racconta il suo percorso, che è fatica e sudore, sogno solo perché è bello ma tutto di guadagnato. "Tornavo a casa dagli allenamenti e mi appuntavo gli esercizi sin quand'ero nei Giovanissimi: è una dimensione che non sapevo potesse diventare la mia professione ma ci ho sempre creduto. Per adesso fatico a definirlo ancora un lavoro, visto che è la mia più grande passione".
A chi s'ispira, Gori? Ha dei modelli?
"Ho allenato dei ragazzi di quindici anni più grandi, il gap generazionale non lo conosco certo oggi: da calciatore sono niente, ho dovuto vincere la Prima Categoria e l'Eccellenza per essere in D. Sarebbe folle dire che mi ispiro a qualcuno in particolare. A me piace scovare, imparare, spendo tempo a vedere gli allenamenti di tutte le realtà. Devo e voglio migliorarmi, non dico un modello perché mi sembrerebbe un paragone irrispettoso. Dionisi è partito in D, lo ammiro tanto, ha fatto tanto in pochissimo tempo. Ecco, se qualcuno mi ha ispirato, dico lui".
Ci racconti il suo calcio.
"Amo lavorare a livello tattico, lavoro tanto. Facciamo sei allenamenti, con la doppia il mercoledì. Facciamo lavori fisici e tattici, studiamo l'avversario in modo accurato. I ragazzi guardano tre video degli avversari.

Guardiamo una fase e lavoriamo su quella, un allenatore a mio avviso deve avere una sua idea di come far giocare le proprie squadre e il resto è accomodare le proprie idee ai propri interpreti".
Si sarà posto degli obiettivi.
"Ogni anno cerco di migliorare la mia posizione. Quando ho iniziato ad allenare le prime squadre mi sono chiesto se fossi all'altezza. Sono partito da un'Eccellenza dove ci davano per morti e siamo arrivati quinti, poi l'abbiamo vinta. Ora sono in una D ambiziosa, il mio step è quello di cercare una posizione migliorativa: ogni anno però le mie squadre devono sovvertire i pronostici iniziali, perché non ho conoscenze, procuratore, carriera. Se voglio migliorare il mio percorso devo andare step by step. E poi sono uno a cui piace pensare e influire anche sul mercato e in questo devo dire di essere in un club a dir poco perfetto".
Tosta, in D, negli anni del Covid però.
"E' un calvario. Per uno a cui piace aver tutto organizzato, programmazione, carichi, è un disastro. Fare l'allenatore è complicatissimo a livello mentale, sia a livello mentale che di programmazione".
La vostra stagione galoppa che è una meraviglia.
"Siamo contenti, abbiamo tre gare in meno, ci siamo dovuti fermare tre volte ma siam lassù. Una volta primi, due volte eravamo terzi. Siamo fermi, abbiamo una media di due punti a gara, poi la squadra è stata rifatta, ha cambiato tutto. Vogliamo rimanere in posizioni dove possiamo dire la nostra fino alla fine. Il girone è molto difficile, equilibrato, con squadre che hanno speso tanto: Lentigione, Prato, Aglianese, Rimini e non solo, ci sono livelli".
Si è mai girato dall'altra parte del campo, verso la panchina avversaria e ha visto un collega che l'ha fatta riflettere?
"Nel Prato c'è Esposito e andavo a vederlo da ragazzino a Ravenna. Quello mi ha fatto impressione, mi ha fatto pensare che qualcosina...".

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