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Triste, solitario y final. Un (piccolo) trofeo e poco altro: ciao Sergio

Triste, solitario y final. Un (piccolo) trofeo e poco altro: ciao Sergio TUTTO mercato WEB
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Oggi alle 11:21Serie A
di Ivan Cardia

Osvaldo Soriano torna sempre d’attualità, in certe occasioni. Sergio Conceiçao questa volta lascia nella scatola il sigaro goduto a Riyadh e saluta la Coppa Italia senza neanche guardarla, i giocatori del Bologna campione mormorando complimenti ma senza stringere mani. In conferenza stampa pensa solo a un futuro a scadenza ravvicinata, due partite di campionato in cui inseguire l’impossibile e poi un addio che sembra già scritto: “Non si può fare altro se non guardare avanti, con dignità. E poi ne parliamo".

Lo ha scaricato, di fatto, anche Giorgio Furlani. L’amministratore delegato del Milan da cui, prima della serata dell’Olimpico, filtrava una certa disponibilità a confermare il tecnico portoghese. Lo stesso che, prima della sfida di campionato sempre con il Bologna, apriva la porta all’ipotesi di rinnovare i voti nuziali espressi a inizio anno: "Appena è arrivato ha vinto un trofeo e mercoledì può diventare il primo allenatore da Ancelotti a vincerne due nella stessa stagione, questa è una cosa che va valutata”. Le parole di ieri sera sono state molto diverse: quella del Diavolo è stata, per rimanere in tema, una stagione infernale. Fallimentare.

Lo stesso paragone con Carlo Magno, del resto, era stato irriguardoso. Una Supercoppa italiana può stare nella stessa di una Champions League solo se dei trofei si guarda il numero e non il peso. Ancelotti nel 2003 aveva vinto Coppa Italia e Champions, l’anno dopo scudetto e Supercoppa, nel 2007 Champions e coppa del mondo per club. Conceicao ha portato a casa un trofeo, neanche troppo importante e sicuramente illusorio: la Supercoppa araba, vinta sì battendo Juventus e Inter - in rimonta come in affanno è stato tutto il suo Milan -, ma alla fine sono sempre due partite. Per il resto, ha preso i rossoneri ottavi e, a meno di un piccolo capolavoro nelle prossime giornate, li lascerà allo stesso posto in classifica. Ha rimediato una media punti appena superiore a quella di Paulo Fonseca (1.79 contro 1.59) in campionato, e decisamente peggiore in Champions League, filando fuori con il Feyenoord poi domato senza patemi dai nerazzurri di Simone Inzaghi. Non è certo il primo, e forse nemmeno il secondo o il terzo, responsabile di un’annata che deludente è farle un complimento. Ma non l’ha raddrizzata e non c’è nemmeno l’illusione - perché di quello si sarebbe trattato - dei due trofei secondari in bacheca.

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