Inter, Calhanoglu: "A Istanbul non era destino, ora sappiamo come giocare"

Hakan Calhanoglu, centrocampista dell'Inter, ha analizzato ai microfoni di Anadolu Ajansı la finale di Champions League che si giocherà il 31 maggio a Monaco di Baviera: "Lo farò per la seconda volta in tre anni, sono molto felice di questo. A Istanbul non era destino, desideravo tanto vincere e per quel motivo ero molto dispiaciuto. Speriamo di farcela questa volta perché siamo migliorati molto come squadra dopo quella sfida. Abbiamo aggiunto molto come club e come squadra. E penso che abbiamo acquisito più esperienza. Ora sappiamo come prepararci, sappiamo come giocare".
Il vostro avversario sarà molto agguerrito.
"Il PSG è una buona squadra, è una squadra molto forte come il Barcellona o il Bayern Monaco. Ma siamo sempre scesi in campo con fiducia in noi stessi, abbiamo sempre creduto che alla fine avremmo vinto. Se ci credi, sei già a metà dell'opera. Siamo sempre scesi in campo con questa mentalità, speriamo che questa volta il destino sia dalla nostra. In Champions League può succedere di tutto, la partita può cambiare fino all'ultimo secondo, quindi dobbiamo essere pronti a qualsiasi scenario. L'abbiamo vissuto soprattutto nella partita contro il Barcellona, con il gol di Acerbi all'ultimo minuto: questa è la Champions League, non bisogna mai arrendersi. Quindi, come ho detto, ci prepareremo bene per questa partita. Ne siamo certi. Speriamo che questa finale sia diversa dalla prima, speriamo di poter alzare quella coppa. Perché è l'unica cosa che mi manca nella carriera. La voglio tanto. Faremo del nostro meglio, ne sono sicuro".
Com'è il suo rapporto con i tifosi?
"Il coro composto dai tifosi dell'Inter è molto importante per me. Dopotutto, da turco, non è facile avere una canzone che parla di te in Italia. Non era facile conquistarli, sono felice di esserci riuscito. Ora sono una parte molto importante della squadra per loro. Cercherò di fare del mio meglio. Il tifo dei turchi è sempre positivo, non sento la pressione. Più che altro direi che mi hanno dimostrato amore e rispetto. Lo dico sempre: finché sono in campo, cerco di essere un esempio per tutti, non solo con le mie doti calcistiche, ma anche con la mia umanità. Le loro preghiere sono molto importanti per me. Soprattutto quelle della gente del mio Paese. Spero di renderli orgogliosi quel giorno. Che non smettano mai di pregare per me. Cerco sempre di rappresentarli al meglio. Non solo con le mie doti calcistiche, ma anche con la mia personalità".

